Beirut piange i suoi figli ... ma non si rassegna!
di
Marie Nassif-Debs*
Beirut, 7 agosto 2020
Beirut vive ancora, nell'ora dei suoi martiri e dei suoi feriti, ma
anche delle decine di migliaia di famiglie che non hanno più una casa dove
abitare.
Beirut piange ma non si rassegna, aiutata in questo dalla mobilitazione di parte dei libanesi accorsi da ogni regione per portare conforto alle vittime e alle famiglie delle vittime, mentre i vigili del fuoco e le squadre della protezione civile continuano la loro ricerca tra le macerie, sperando di trovare qualche altro sopravvissuto tra i cinquanta o più dispersi ...
La catastrofe è oltre ogni comprensione. Parte della città è stata spazzata via in pochi
minuti; e la deflagrazione, paragonata ad una piccola bomba atomica, ha avuto
la meglio sulle finestre e sui muri in un raggio di oltre venti chilometri ...
Ovunque si vada per le strade, si trovano mucchi di vetro frantumati in mille
pezzi mescolati a scarti di mobili e infissi contorti.
Cosa è successo la sera di martedì 4 agosto 2020? E chi è il responsabile di questo nuovo disastro che spinge ancora di più un Paese sull'orlo del fallimento, colpito nello stesso tempo dalla corruzione di chi lo governa ormai da trent'anni e dalla pandemia di Covid 19, con metà della popolazione attiva attualmente disoccupata e sotto la minaccia della fame e delle malattie?
Per capire cosa è successo quel “martedì
nero” dobbiamo tornare indietro nel
tempo, a sette anni fa. Fu infatti nel 2013 che la "Rhodus", una nave
georgiana noleggiata da un "uomo d'affari" russo, trasportava un
carico di nitrato di ammonio verso il Mozambico e, durante il viaggio, a causa
di "problemi tecnici", fu costretta ad attraccare nel porto di Beirut
... Dopo undici mesi, e in seguito al rifiuto dell'acquirente di riprendere a
proprie spese la consegna del carico verso il Mozambico, l'equipaggio fu rilasciato
e il carico sequestrato dalla dogana che lo scaricò collocandolo nel magazzino numero
12 senza alcuna delle necessarie precauzioni, viste le caratteristiche del
prodotto!
Oggi, in seguito al disastro, i libanesi hanno scoperto che la loro
capitale e i suoi lavoratori portuali hanno rasentato la morte per più di sei
anni, senza che i governi che si sono succeduti di Najib Mikati, Tammam Salam,
Saad Hariri e, ultimamente, di Hassan Diab, o i ministri incaricati dei lavori
pubblici, o i magistrati che hanno saputo della vicenda e, soprattutto, i
funzionari della dogana e della sicurezza del porto di Beirut, li avvertissero dei
pericoli che correvano. In particolare tutti questi bei personaggi che ora
tentano di sottrarsi alle loro responsabilità, sia rimpallandosi la colpa, sia
ripescando la teoria del complotto che indica l'entità israeliana come
responsabile del crimine.
È vero che nessuna pista dovrebbe essere trascurata nella ricerca della verità (se mai si arriverà a questa verità); tuttavia, la responsabilità originaria è ben evidente: ricade su coloro che abbiamo appena menzionato. Sono loro i criminali che hanno nascosto un carico di diverse migliaia di tonnellate di nitrato di ammonio in un magazzino dove si sono andati ammassando oggetti sparsi, ma soprattutto fuochi d'artificio; un magazzino che si trova nel centro del porto e che non è molto lontano dai container del gas.
Ecco perché pensiamo che cercheranno di “affogare il pesce” pur di sfuggire alle loro responsabilità. Infatti, un primo tentativo la dice lunga sui giorni futuri: ieri sera, il Comitato speciale di indagine della Banca centrale (l'Ufficio per la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo) ha deciso di congelare i conti e i beni dei funzionari amministrativi e doganali nel porto di Beirut, ma non una parola su governi e ministri ...
Per questo le famiglie delle vittime e tutti coloro che sono stati
direttamente colpiti dal disastro hanno deciso di non lasciarsi manipolare da
politicanti che credono di poter ancora una volta sfuggire alla giustizia e che
sono spalleggiati da certi responsabili internazionali ...
Allo stesso tempo, i sindacati dei lavoratori che hanno abbandonato la
CGTL asservita al potere, le organizzazioni che si battono per l'uguaglianza
dei diritti, i gruppi giovanili militanti hanno preso posizione e chiedono di
contrastare le mire della classe dominante che ha fatto man bassa del Libano.
Per farlo, essi hanno bisogno di sostegno e solidarietà. Non deludiamoli!
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