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Seminario internazionale Cura e incuria - prima giornata
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Si è tenuta
con successo il 23 ottobre la prima giornata del seminario Internazionale “CURA E INCURIA. Il mondo alla prova della
pandemia e oltre…” organizzato
dal FemmSdc
Group (gruppo femminista attivo nella Società della Cura), con la
collaborazione di Global Dialogue for
Systemic Alternatives e Transform!Europe!
Il seminario
si è tenuto dalle ore 14 alle 17,30 in doppia modalità on line e in presenza, con traduzione simultanea in italiano,
inglese francese, spagnolo, portoghese. Le relatrici internazionali si sono
collegate on line, le italiane hanno
partecipato in presenza in tre postazioni: Roma
(Casa internazionale delle donne), Lecce (Casa delle donne), Bologna (Associazione
Orlando e Centro delle Donne). Il seminario è stato anche trasmesso in diretta
sulle pagine facebook delle tre
postazioni e della Società della cura.
Pubblichiamo l'introduzione ai lavori di Alessandra Mecozzi di FemmSDC |
Le nostre
prime parole sono contro la guerra: la guerra patriarcale in nome della
libertà delle donne, la guerra distruttiva in nome della
"esportazione" di democrazia, la guerra che
arricchisce l'industria delle armi e i poteri militari, che porta guerre
civili e attraversa le occupazioni. La guerra, esprime con la massima violenza
l'incuria, verso l'umanità e la natura. E infatti a questa mia
introduzione seguirà quella di Zarlesht Berek, costretta come migliaia a
fuggire dal suo paese, l'Afghanistan, dopo il ritiro degli Stati uniti e il
disastro provocato. Hanno lasciato a spadroneggiare, dopo 20 anni di occupazione, corruzione e violenze, il gruppo dei
Talebani la cui politica di repressione contro la popolazione e le donne in
particolare, era ben conosciuta. Accusiamo l'ipocrisia di politici e media
che, dopo aver sostenuto e collaborato con l'occupazione e i governi corrotti,
si strappano i capelli per la sorte di donne e bambini! Avevamo ragione,
femministe e pacifismo, a opporci alla guerra in Afghanistan, e poi in Iraq e
vogliamo continuare a opporci a tutte le guerre e occupazioni coloniali, che
sconvolgono Medio Oriente e Africa.
Il seminario è nato come
desiderio di riprendere e rafforzare i nostri legami internazionali,
come volontà di lottare contro la solitudine e le sofferenze che la pandemia
da Covid 19 ha provocato. Si svolge a pochi giorni dal vertice G20 a
Roma, dove ci sarà una grande manifestazione, e dalla COP26 sul clima, che ha già suscitato
mobilitazioni, come quelle di Fridays for
Future. Vogliamo quindi da qui lanciare anche denunce e messaggi, con
critiche, scambio di esperienze di lotte e alternative di donne.
La pandemia ci ha trovato
impreparati e inadeguati. Ha colpito le nostre
società, ha provocato e continua a provocare, perdite di vite umane e una
accentuazione delle disuguaglianze sociali e di genere (a cominciare dal grande
divario tra paesi ricchi e poveri prodotto dal potere delle multinazionali sui
brevetti per i vaccini come dall'incuria degli Stati). La pandemia non è
un’emergenza improvvisa né un evento accidentale, ma è derivata
dall'incuria umana verso le persone, caratteristica delle politiche
liberiste, con le privatizzazioni e i tagli alla spesa sociale, nella sanità
come nell'istruzione. È un evento causato dall'incuria verso la natura, gli
esseri viventi, dall'abbattimento della biodiversità.
I suoi effetti sono più gravi
sulle donne, contro cui è aumentata la
violenza, e le malattie legate alla crisi ambientale, agli sfollamenti forzati, in un
sistema come quello in cui viviamo basato su espulsioni, frontiere, muri. Un
sistema che condanna chi salva vite in mare e chi accoglie donne e uomini
migranti, un sistema di cui sono parte le rotte migratorie, la tratta degli
esseri umani, prevalentemente donne e bambini, le leggi ingiuste
sull'immigrazione, i meccanismi che criminalizzano la povertà.
Il cambiamento climatico aumenta la vulnerabilità delle donne e il divario di genere, per
questo è essenziale l’impegno del movimento femminista sull’ambiente affinché
si salvino il pianeta e l'umanità, e vengano efficacemente contrastate le
disuguaglianze. Le donne, e in particolare le donne povere e tutte quelle
soggette a discriminazioni, sopportano il peso maggiore dell’impatto climatico,
eppure si dimostrano essenziali per rispondere al cambio climatico, piantando
alberi, riciclando rifiuti, e mille altre misure per consumi diversi.
Non è più possibile programmare la produzione senza farsi
carico della riproduzione delle persone, dell’ambiente e del mondo.
Questa “crisi della cura e della riproduzione sociale”, ha messo in evidenza
l’iniquità di una organizzazione sociale che lascia le donne, le loro
intelligenze, le loro risorse fuori dai suoi luoghi decisionali.
La pandemia ha dimostrato che la nostra sicurezza dipende
dall'accesso all'assistenza sanitaria, all'approvvigionamento alimentare,
all'istruzione, a redditi dignitosi, non certo dalla militarizzazione. Le armi
non sono servite a darci sicurezza contro la pandemia, e non serviranno contro
il riscaldamento globale e le sue conseguenze. La pandemia ha mostrato che le
minacce alla sicurezza umana sono globali, non contenute da confini nazionali
militarizzati; ha messo in luce l'assurdità di politiche che incentivano gli
investimenti nella “sicurezza militarizzata” a scapito della sicurezza umana e
della salute collettiva. Abbiamo dato il benvenuto al Trattato per la proibizione delle
armi nucleari, ma esigiamo che l’Italia, che “ospita” 40 testate
nucleari, adesso lo ratifichi!
Secondo
dati pubblicati dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI),
nel 2020 la spesa militare globale totale è salita a 1.981 miliardi
di dollari, con un aumento del 2,6% in termini reali dal 2019, e questo
aumento della spesa militare mondiale è avvenuto in un anno in cui il prodotto
interno lordo (PIL) globale è diminuito del 4,4% (FMI), in gran parte a causa
degli impatti economici della pandemia. Di conseguenza, la spesa militare in
percentuale del PIL – il military burden – nel 2020 ha raggiunto una media
globale del 2,4% rispetto al 2,2% nel 2019. Questo è stato il più grande
aumento anno su anno della spesa militare, dalla crisi finanziaria ed economica
globale del 2009 e l'Italia rimane nella “top 5” europea per spesa militare (dietro Russia, Regno Unito,
Germania e Francia). Anche questo è un terreno di lotta!
Quindi NON C'È CURA SENZA CONFLITTO, se vogliamo cambiare un sistema patriarcale di potere sociale,
economico, culturale basato sulla disuguaglianza, pervaso di violenza spesso
impunita: dalla discriminazione all'omofobia, allo stupro e al
femminicidio. La rivoluzione della
cura si basa invece sul rispetto dell'altra e dell'altro, sul
riconoscimento di tutte le soggettività, sui diritti e le libertà di tutte e di
tutti, native/i e migranti, a partire dal diritto alla cittadinanza.
Per il programma del seminario https://societadellacura.blogspot.com/p/gruppo-femm.html
Per rivedere la registrazione integrale del seminario:
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