14/06/20

Anna Maria Mozzoni / Centenario


Una vita spesa  per l’emancipazione delle donne



Il quotidiano socialista “Avanti!” del 18 giugno 1920 la ricordava così: «[…] Si è spenta oscuramente, ma le tracce della sua opera di un tempo restano incancellabili nella storia della causa femminile e la sua memoria rimane simpatica ed indelebile nell'animo dei vecchi amici che le sopravvivono.»








Articolo di Emma de Pasquale




Di Anna Maria Mozzoni – all’anagrafe Marianna – sui libri di scuola non si dice quasi nulla. Davvero un peccato, considerando che stiamo parlando della donna che più ha inciso sulla politica italiana ed emancipazionista all’avvento del Novecento.

Nasce nel 1837 a Milano, da una famiglia molto colta e agiata, ma ciò nonostante l’istruzione di Anna Maria non parte nel migliore dei modi: viene mandata dal padre Giuseppe, un ingegnere architetto dalle idee liberali, in un collegio di suore, ma il bigottismo e la rigidità conservatrice delle insegnanti ha poco a che fare con la piccola Anna, che chiede di tornare a casa. Viene accontentata intorno ai 15 anni, ma Anna Maria, appena adolescente, continua a istruirsi da autodidatta, leggendo con molta passione i testi della ricca biblioteca paterna: illuministi, romanzieri, scritti risorgimentali. Verso i 20 anni entra a far parte dei gruppi mazziniani, con cui simpatizzava già da tempo, dove ha la possibilità di cominciare a dedicarsi a quella che sarà la battaglia della sua intera vita: l’emancipazione femminile. È scontro aperto con la dirigenza, ovviamente maschile, ma Anna Maria va avanti convinta per la sua strada e porta in alto l’idea di un risorgimento italiano che debba passare anche per un risorgimento femminile. «Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle più ampi confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai più cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensì ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo». 

È del 1864 La donna e i suoi rapporti sociali, dedicato a sua madre e alle giovani donne future, con l’obiettivo di scardinare la figura femminile dai ruoli di madre e moglie: «Non dite più che la donna è fatta per la famiglia, che nella famiglia è il suo regno e il suo impero!». Tuttavia, Mozzoni sa molto bene che millenni di oppressione e marginalità non possono essere cancellati con una semplice riforma: è conscia del fatto che la maggior parte delle donne non ha avuto accesso all’istruzione e non ha ancora gli strumenti per esercitare un diritto di voto pienamente consapevole, per questo presenta un progetto di riforma in 18 punti in cui richiede il diritto al voto amministrativo, come primo passo verso l’acquisizione del pieno di diritto di voto politico, e promuove in concomitanza, come un nesso inscindibile, il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro e una riforma del diritto di famiglia. 

L’anno successivo, nel ’65, Mozzoni si scaglia contro il nuovo Codice Civile italiano, che non riconosce alle donne alcun prestigio sociale e che perpetua un modello di famiglia patriarcale in cui alle donne non vengono riconosciuti i diritti che i tempi richiederebbero.
Gli anni ’70 sono anni ferventi: conosce e rimane stregata dal pensiero di John Stuart Mill, ne traduce il volume (considerato la Bibbia del femminismo) The Subjection of Women, partecipa al Congresso di Ginevra nel 1877 per l’abolizione delle norme sulla prostituzione e nello stesso anno presenta una mozione al Parlamento per concedere il voto politico alle donne. «… Perché siamo cittadine, perché paghiamo tasse e imposte, perché siamo produttrici di ricchezza, perché paghiamo l’imposta del sangue nei dolori della maternità, perché infine portiamo il contributo dell’opera e del denaro al funzionamento dello Stato. Mi duole davvero di gettar delle nubi su quei rosei cuori, ma non siamo contente affatto e per non importunarvi con troppe cose in una volta, ne cerchiamo una sola, il voto politico. Ottenuto questo verrete voi stessi ad informarvi dei nostri bisogni e non crederete di perdere il vostro tempo».

Con il passare degli anni l’impegno di Anna Maria si fa sempre più intenso e determinato, il che la porta a rappresentare l’Italia al Congresso internazionale per i dirittidelle donne, tenutosi a Parigi nel ’78. Si batte senza tregua per il diritto all’istruzione, sfruttando la collaborazione con il giornale “La Donna” per creare una cassa di risonanza su tematiche di emancipazione femminile e diritti sociali. Scrive molto sull’accesso all’educazione, forte anche della sua esperienza personale, evidenziando la connessione tra sapere e potere, nonché il ruolo dell’istruzione come mezzo per ottenere autonomia e indipendenza economica. «Esclusa dal sapere, la donna, rimaneva esclusa eziandio dal potere; ed eccola ridotta a passività assoluta, cosa e non essere, di maggiore o minor valore relativo, di nessun valore intrinseco, orba d’ogni coscienza di sé, ch’è la prima ragione d’ogni forza».

Scende in campo nell’educazione femminile ricoprendo incarichi del Ministero della Pubblica Istruzione, sotto De Sanctis, e insegnando per molti anni filosofia morale nella scuola “Maria Gaetana Agnesi”, dove conobbe la celebre Marchesa Colombi (Maria Antonietta Torriani) del “Corriere della Sera”. A partire dagli anni ’80, Mozzoni si avvicina al Movimento Socialista, focalizzandosi sulla condizione delle donne operaie. Fonda, con l’appoggio del partito, la Lega promotrice degli interessi femminili, volta ad aiutare le donne a prendere coscienza dei propri diritti e doveri di cittadine e, successivamente, la Lega Socialista Milanese. Tuttavia, l’attrito è inevitabile: l’inquadramento ideologico socialista rivendica come prioritario il problema di classe rispetto all’emancipazione femminile in nome del “principio della gradualità”, vogliono risolvere una questione alla volta e la lotta di classe viene prima. Anna Maria non è d’accordo, perché coglie dietro questo impianto ideologico una più profonda resistenza culturale ad accogliere la parità dei sessi.

Amica-nemica sarà Anna Kuliscioff, compagna socialista con cui Anna Maria condivide tante battaglie, compresa la lotta al gradualismo, ma con cui non riuscirà a trovare un punto d’incontro sulle leggi di tutela. Infatti, Kuliscioff sosteneva la necessità di varare delle leggi speciali che non riguardassero solo il lavoro minorile, ma anche il lavoro femminile: l’intenzione era di tutelare le donne dallo sfruttamento e di aiutarle a conciliare vita lavorativa e vita privata, ma Mozzoni aveva previsto, e non aveva tutti i torti, che il concetto di “tutela” implicasse una “debolezza” da difendere e che le agevolazioni e i maggiori costi del lavoro femminile avrebbero legittimato una maggiore esclusione delle donne dal mondo del lavoro e la disparità salariale. «Fra le tante tutele, garanzie, esclusioni, difese e protezioni che infestano la vita della donna, non mancava più che questa, che limiti loro anche la libertà del lavoro materiale, al quale in misura ancora assai limitata hanno potuto accedere». 
Anche se ormai anziana, l’entusiasmo non si smorza e nel 1906 scrive insieme a Montessori una petizione per il voto politico alle donne, indirizzata al governo e sostenuta dalle rappresentanti di molti gruppi politici. Purtroppo, per via delle continue frizioni con i socialisti a causa delle sue posizioni interventiste, nell’ultimo periodo viene allontanata dalla politica italiana e si spegne a Roma il 14 giugno 1920.

L’”Avanti!, nel numero del 18 giugno 1920, la ricorda così: «[…] Si è spenta oscuramente, ma le tracce della sua opera di un tempo restano incancellabili nella storia della causa femminile e la sua memoria rimane simpatica ed indelebile nell’animo dei vecchi amici che le sopravvivono.»

Bibliografia:

Anna Maria Mozzoni, La donna e i suoi rapporti sociali, Tipografia Sociale, Milano, 1864 
Anna Maria Mozzoni, Un passo avanti nella cultura femminile, Tipografia internazionale, Milano, 1866                                                                                                                                          
Anna Maria Mozzoni, a cura di Franca Pieroni Borlotti, La liberazione della donna, Gabriele Mazzotta Editore, Milano, 1975                                                                                  
Anna Maria Mozzoni, Legislazione a difesa delle donne lavoratrici, in “Avanti!”, 7 marzo 1898.                                                                
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/anna-maria-mozzoni                           
Maria Serena Sapegno, Identità e differenze: introduzione agli studi delle donne e di genere, Mondadori Università, 2011

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