19/06/20

IL VIRUS DELL'IDEOLOGIA LIBERISTA


Come il sapere - o non il sapere - sia condizionato dall'ideologia e dal senso comune che deriva da una specie di info-pandemia sul terreno più aspro della lotta di classe: quello ideologico. Una riflessione sulle emergenze prodotte dal capitalismo al tempo del coronavirus, della scrittrice argentina Sara Rosenberg













Arriva il caldo, la paura sembra infilarsi attraverso le fessure delle porte e delle finestre, la gente cerca di spazzare via i resti di un inverno particolarmente difficile, troppa morte e soprattutto incertezza.
Non sapere, non si sa, non sappiamo, si sa poco di questo virus, si combatte alla cieca e la pratica prescrive mese dopo mese che cosa è più appropriato, cosa avrebbe potuto o potrebbe fermare la pandemia.
Certi giorni mi sono figurata un pianeta in pausa, come se stessimo prendendo fiato, riempiendo i nostri polmoni di dubbi e osservando come il sapere - o non il sapere - sia condizionato dall'ideologia e dal senso comune – quello pre-riflessivo - che deriva da una specie di info-pandemia sul terreno più aspro della lotta di classe: quella ideologica. Una frontiera di classe permeabile e complessa, senza dubbio, ma che ha mostrato in questi due mesi e mezzo due concetti opposti della vita. E due modi di intendere la vita, la società umana.

Da una parte si presenta l'attitudine rivoluzionaria di Cuba, che diventa immediatamente una guida - morale e scientifica - e mostra ancora una volta il significato dell'internazionalismo e il senso umanistico della vita, inviando più di venti brigate mediche in vari paesi. Con la chiarezza che "Patria è l'umanità", i medici cubani raggiungono immediatamente uno dei principali focolai del contagio, la Lombardia. Quindi Andorra e molti altri paesi in America e Africa.

Vaste campagne mediatiche cercano di screditare questa azione, al punto che in Argentina le forze più retrograde scendono in piazza per contrastare le brigate cubane che secondo loro portano il virus del comunismo. Inutile dire che, dopo il colpo di stato in Bolivia, le brigate mediche sono state espulse, come è accaduto anche nel Brasile dell’evangelico-fascista Bolsonaro. I risultati, ben tristi, sono visibili.
Nel frattempo la Cina, con uno spirito collettivo che l'Occidente confonde volontariamente con il tanto propagandato "autoritarismo-totalitarismo" - trascurando la lunga tradizione cinese da Confucio ai nostri giorni - riesce a isolare e superare i contagi e invia aiuti gratuiti e specialisti medici nei paesi di Europa, Asia e Africa.
Anche la Russia invia aiuti all'Italia e ad altri paesi in Europa che glielo consentono e, naturalmente, i media egemonici strillano contro l'arrivo di camion russi nel nord Italia e in Serbia.

I dati esatti sono pubblicati su molti media, ma ciò che è interessante al momento è analizzare ciò che chiamo due attitudini di vita, due progetti politici antagonisti. Quello del capitalismo neoliberista e imperialista e quello delle diverse vie al socialismo nel mondo. È importante ed essenziale vedere questa contraddizione in movimento, per essere in grado di dimostrare, con l’aiuto della storia, cos’è che chiamiamo umanità e cosa significa barbarie capitalista.
 Ed è facile da vedere perché fondamentalmente si tratta di ciò che è centrale nella vita sociale, la vita di una specie la cui capacità e il cui futuro dipendono da ciò che Marx ha così chiaramente definito il collettivo, i rapporti sociali che fondano la vita umana o la condannano alla barbarie nella quale viviamo nel capitalismo morente. Se il punto centrale è l'accumulazione e l'espansione imperialista, necessariamente tutto ciò che non produce profitto e accumulazione sarà condannato in anticipo. Da qui le campagne mediatiche virulente contro Cuba,Venezuela, Nicaragua, Cina e Russia.

La Spagna, a differenza dell'Italia, non ha accettato l'aiuto di nessuno di questi paesi, tranne in un'area territoriale indipendente, come il principato di Andorra, dove è sbarcata una brigata medicacubana. E dove è stato possibile controllare il virus. Nessuna informazione al riguardo, tranne nelle reti e nei giornali di solidarietà. E sto parlando da Madrid - un epicentro della pandemia - che ha obbedito, come sempre, agli ordini degli Stati Uniti e delle forze più reazionarie dell'imperialismo dell'Unione europea. I piedi dentro il piatto, come ordina la mafia.

Ma è interessante vedere come si è sviluppata l'offensiva delle destre più virulente in questi mesi, in nome della "libertà". La classe sfruttatrice, preoccupata di continuare a guadagnare benefici dallo sfruttamento, è scesa immediatamente in strada a gridare libertà, in nome dello sfruttamento.
I dirigenti della classe sfruttatrice, quell’1,5% costituito dai proprietari dei mezzi di produzione, si sono incontrati oggi in Spagna per discutere della "crisi" e per dirci che al di là della salute e della vita, la cosa importante è mantenere il saggio del profitto, cioè la speculazione e la condanna di essere un paese di servizi che ha raggiunto l'infelicità e tale stupidità, che i lavoratori degli hotel e degli stessi bar (a rischio totale) applaudono l'arrivo degli imbecilli che vengono a prendere il sole e a spendersi i soldi in alcol e prostitute. Questo è il tanto esaltato "sviluppo" e l'apparente unica possibilità che "l'economia", questa astrazione che è la crescita della precarietà e dello sfruttamento, si approfondisca, mentre le campagne s’inaridiscono e l'industria sparisce. Nessuno che dica chiaramente che questo modello di produzione finanziario speculativo-schiavista ha toccato il fondo.


L'immagine di oggi - celebrata su tutti i notiziari - è tremenda, perché i dipendenti degli hotel, precari e super sfruttati, applaudono i turisti che scendono dagli autobus a Maiorca e Ibiza. Gli albergatori ringraziano, gli addetti alle pulizie e i camerieri continuano a guadagnare salari miseri e le ignoranti carni bianche si abbronzano e godono del servizio. Apprezziamo la schiavitù, siamo pronti a servire e offrirgli il ​​meglio di questa terra.

Mentre gli operai di Nissan ed Alcal lottano per strada per il loro posto di lavoro, mentre in parlamento si discute di tutto tranne che dell'essenziale, sto innaffiando l'albero che mi nasconde la foresta e questa è la politica che ci viene imposta per completare ed estendere la rapina a mano armata (o col guanto bianco) dei nostri diritti umani e sociali fondamentali. Il diritto al lavoro, che è un diritto inalienabile, perché senza di noi non vi è alcuna possibilità che un paese e una società sopravvivano. E sorprendentemente mi ritrovo a discutere con certi "progressisti" su ciò che calza come anello al dito alla destra Cayetana e allo stesso tempo al mandato delle grandi corporazioni, a Soros e al settore determinato a farla finita con lo stato di diritto, con lo stato moderno, borghese, ma che si scopre che pone certi ostacoli all’avanzamento della grande corporazione, al globalismo e al bellicismo ad oltranza. Non è un caso che il bilancio statale della "difesa" sia raddoppiato. Perché, per cosa? Perché non si duplica quello dell'industrializzazione, della salute, dell'istruzione (e non come una sorta di carità che finirà per condannare la maggioranza a una vita di schiavitù)?

Non è un caso che in questo momento i media siano impegnati in lunghi e noiosi dibattiti sul ciò che si è detto o non detto, fatto o non fatto, mentre è in discussione dove andranno i soldi dell'UE e a quali condizioni, se come mendicanti soddisfatti o insoddisfatti.
Tutto ha a che fare con il tempo e la congiuntura. Il ri-arrangiamento del capitalismo agonizzante è di una crudeltà che cominciamo a vedere in tutte le sue pieghe.

Migliaia di disoccupati, migliaia di affamati, migliaia di sfruttati precari richiedono un cestino di cibo, migliaia di operatori sanitari chiedono strumenti per poter lavorare contro il virus e, tra tanto imbarbarimento, il parlamento discute di distrazioni che non hanno nulla a che fare con la situazione attuale. E questa agenda non è innocente, è perfettamente calcolata come distrazione e come frammentazione delle lotte di classe, che per non essere occultate devono cambiare nome.

Al momento è necessario dotarsi di un'agenda indipendente e di soluzioni che non sono quelle che provengono dal padronato, che non è disposto a perdere i benefici, e tali benefici devono essere messi in discussione perché li produciamo noi. E noi possiamo gestirli senza che nessuno subisca questo barbaro sfruttamento. L'istruzione, la salute, il lavoro sono diritti conquistati e non devono essere messi in gioco come moneta di scambio. Né occultati dai cosiddetti difensori dei diritti civili, o da intellettuali organici liberali, in nome di altre uguaglianze - sesso, razza, etnia, diversità, ecc. ecc. – al fine di dividere la lotta contro lo sfruttamento e il furto sistematico dei diritti sociali. Che a lottare siamo trans, gay, donne, bambini, uomini, neri, orientali, arabi, migranti, latini…, o iniziamo ad agire come classe sfruttata determinata a trasformare questa società o continueranno a usarci come schermi per il saccheggio inclemente dei nostri diritti.

Tutto da guadagnare, niente da perdere, tranne le catene. Inshallah!

* Articolo pubblicato il 18 giugno 2020 sul sito La pupila insomne

Trad. AWMR Italia