26/08/21

Anahi Arizmendi / La guerra eterna delle donne afghane

 


Dopo 20 anni di invasione statunitense e guerra civile, il futuro delle donne afghane è ancora più incerto con il ritorno dei talebani al governo. Il regime fondamentalista religioso che confinava le donne in casa vietando loro di farsi vedere in pubblico, torna con gli stessi precetti.
Per quanto si mostrino a parole più flessibili di fronte alle pressioni internazionali, i talebani mantengono i 29 divieti che compongono la Sharia, una legge islamica che contempla una serie di norme e punizioni che violano i diritti umani e l'integrità di donne e ragazze. Ogni disobbedienza può comportare perfino la lapidazione o la morte.

Lontano dall'uguaglianza

La tragedia di questo paese dell'Asia centrale e delle sue donne risale a prima della guerra fredda con l'invasione dell'Unione Sovietica nel 1979, che spinse gli Stati Uniti ad armare i talebani. Nell'89 l'ex Unione Sovietica si ritirò e i talebani presero il controllo.

Nell'ambito dei loro schemi religiosi, i Talebani assicurano che con le loro leggi intendono «creare ambienti sicuri in cui la castità e la dignità delle donne siano finalmente sacrosante, come si evince dalle credenze Pashtun sulla vita a Purdah». (Pratica di nascondere la vita femminile in pubblico).

L'Associazione rivoluzionaria delle donne in Afghanistan (RAWA) ha lanciato l’allarme in una dichiarazione sulla "vita infernale che le donne afghane sono costrette a condurre sotto i talebani".

Il tema religioso e il ruolo della donna è una costante nella storia dell'Afghanistan. Nel 1929 il regno di re Amanullah fu rovesciato dopo aver incoraggiato l'abolizione della legge sul matrimonio forzato e sui matrimoni precoci. Gradualmente, le donne hanno iniziato a lavorare e, come conseguenza della Costituzione dell'Afghanistan del 1964, è stato riconosciuto loro il diritto di voto.

Ma già negli anni '90 e sotto il regime talebano, le donne erano obbligate a rimanere nelle loro case. Ogni uscita era condizionata all'uso del burka (un lungo velo che copre anche il viso) e sempre accompagnate da un parente maschio. Se mostravano le caviglie, potevano essere sculacciate.

Secondo le 29 regole della legge islamica dei talebani, le donne possono essere soggette a ogni tipo di vessazione, lapidazione, percosse e persino la morte. Dipingersi le unghie, uscire senza compagnia o essere giudicate colpevoli di adulterio, sono motivi sufficienti per le donne per essere violentate fisicamente e psicologicamente.

La violenza contro le donne afghane non è di ora. Anche durante l'occupazione statunitense le Nazioni Unite guardavano con preoccupazione alla situazione delle donne e delle ragazze in Afghanistan. L'invasione del Paese, con il pretesto della guerra al terrorismo da parte del governo di Washington, ha implicato la presenza di migliaia di soldati nordamericani e alleati per tutta la durata della guerra più lunga degli Stati Uniti.

Il livello di abusi su donne e ragazze ha indotto la Corte Penale Internazionale ad autorizzare un'indagine su possibili crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi da soldati statunitensi, talebani e autorità nazionali. Membri delle forze armate statunitensi e della CIA sono indagati per crimini di guerra, tortura, trattamento crudele, stupro e altre forme di violenza sessuale.

Nel quadro di questa eterna guerra che le donne afghane stanno vivendo, tra invasioni e fondamentalismi religiosi, le organizzazioni per i diritti umani chiedono urgenti misure di protezione.

Un recente rapporto di Human Rights Watch accusava il governo afghano di non garantire giustizia per atti di violenza contro donne e ragazze. L'organizzazione osservava che le donne sono intrappolate tra l'inerzia del governo e l'espansione del controllo dei Talebani.

Di fronte alle pressioni internazionali, i portavoce del nuovo governo talebano hanno espresso il loro impegno ad "applicare moderatamente la legge islamica" e hanno annunciato che le donne potranno lavorare e studiare "ma nell'ambito dell'Islam".

I rapporti delle Nazioni Unite stabiliscono che donne, ragazze e ragazzi hanno rappresentato il 43% delle vittime civili in Afghanistan nel 2020. Dal 2012, 15 milioni di persone sono fuggite dal Paese, la maggior parte delle quali donne e ragazze.

La guerra interna è alimentata da vari interessi, tra cui la vendita dell'oppio. L'Afghanistan è il principale produttore mondiale di eroina e uno dei mercati chiave per i milioni di tossicodipendenti negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti, infatti, sono stati coloro che negli anni hanno finanziato e organizzato i Talebani e lo Stato islamico. La realtà delle donne non sfugge a una situazione di caos e balcanizzazione del territorio conveniente agli interessi dei cartelli del narcotraffico che agiscono dagli Stati Uniti e dai paesi alleati.

Il regime religioso potrebbe rinnegare alcune conquiste nei diritti delle donne e delle ragazze, aggiungendo nuovi elementi ai profondi guasti di disuguaglianza economica lasciati dagli anni dell'invasione. Nel 1999 non c'era una sola ragazza iscritta a nessuna scuola secondaria e ce n'erano solo 9mila nella scuola primaria. Attualmente circa 3,5 milioni di ragazze frequentano la scuola e circa un terzo della popolazione femminile frequenta le università pubbliche e private.

Secondo UN Women, i diritti delle donne e delle ragazze afgane «devono essere al centro della risposta globale alla crisi attuale». Tra le restrizioni imposte alle donne dal codice religioso talebano vi sono il divieto dello studio, del lavoro, dell’assistenza medica da parte di operatori sanitari di sesso maschile, il divieto di uscire di casa da sole, l’obbligo di indossare il burqa, il divieto di utilizzare prodotti cosmetici, di parlare con gli uomini o stringergli la mano, il divieto di ridere in pubblico e praticare sport, e di usare colori "sessualmente attraenti".

Per l'Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell'Afghanistan (RAWA), uno dei movimenti politico-sociali di lunga data del Paese, che attualmente fa parte dei gruppi che affrontano i Talebani, il futuro è fatto di paura e insicurezza. Tra invasioni, narcotraffico e Talebani, le donne afgane continuano a lottare per una vita libera dalla violenza.

Anahi Arizmendi

2 commenti:

  1. Sono d'accordissimo, mi spiace che non si ricordi il periodo del governo comunista che aveva fatto leggi a favore delle donne come il divieto di vendita della sposa, laa libertà di abbigliamento, l'istruzione ed il lavoro. Il tutto finì nel 1996 con la conquista del potere da parte dei Talebani sostenuti dagli Stati che se erano infischiati delle donne. Poi, dal 2001 hanno ripreso il mantra di un'occupazione per le libertà femminili, così oggi. Un'ipocrisia vergognosa! Solo le donne rimaste in Afghanistan con il sostegno dei movimenti femministi del mondo.

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  2. Grazie del commento, abbiamo riportato l'articolo di Anahi Arizmendi così com'era, ma siamo d'accordo con questa precisazione.

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