24/03/22

Europe for Peace / La priorità è far cessare la guerra

Nemmeno un euro, un soldato o un fucile per la guerra in Ucraina, perché questa scelta serve solo a renderla più cruenta, più lunga, con più morti e più sofferenza. E non si adottino sanzioni destinate a peggiorare la vita delle popolazioni in qualunque latitudine del pianeta.


Guerra o Pace?

Condanniamo l'aggressione armata della Russia nei territori dell'Ucraina, pur consapevoli dei molteplici interessi economici e politici che precedono e motivano il conflitto.

La nostra priorità è far cessare la guerra, salvare vite umane e frenare il disastro economico, che pagheranno come al solito i popoli e le persone più povere e fragili.

Vogliamo la pace. E la pace si raggiunge con il dialogo e il negoziato, non sostenendo il conflitto con l’invio di armi e soldati. La vita umana è il valore più alto e nessuna ragione geopolitica, nessuna ragione economica, nessuna pretesa guerra per la liberazione sono al di sopra dell'essere umano.

Salvare veramente il popolo ucraino dal disastro vuol dire far tacere tutte le armi. Per questo denunciamo l’irresponsabilità di tutte le istituzioni che fomentano la guerra con l’invio di armi all’Ucraina: Governi europei, Regno unito, Governo statunitense, NATO, Unione Europea…

Chiediamo all’Organizzazione delle Nazioni Unite di esercitare con decisione il proprio ruolo per il mantenimento della pace e della sicurezza mondiale.

Chiediamo a tutti i governi che non sostengano questa guerra nemmeno con un euro, un soldato o un fucile, perché questa scelta serve solo a renderla più cruenta, più lunga, con più morti e più sofferenza. Chiediamo che non si adottino sanzioni destinate a peggiorare la vita delle popolazioni in qualunque latitudine del pianeta.

23/03/22

Ucraina: la prima guerra dell'Era del Declino Energetico?


Perché il conflitto in Ucraina può aprire un'era di guerre contro la penuria. La rottura energetica tra Russia ed Europa affonderebbe la prima, ma anche la seconda. Solo gli Stati Uniti, nell’immediato, ne trarrebbero vantaggio. Ma un’altra via d’uscita è possibile.




di Antonio Turiel e Juan Bordera

Il 24 febbraio 2022 le truppe russe hanno invaso l'Ucraina. Quando le bombe russe hanno iniziato a cadere, è iniziata una nuova era. La nuova guerra nel cuore dell'Europa ci ha colto di sorpresa, ma non avrebbe dovuto sorprenderci così tanto.

Molto si è detto sulle motivazioni geopolitiche e geostrategiche dell'invasione russa, sui motivi che hanno portato Vladimir Putin a un atto di aggressione così audace. Di solito si cerca di capire, piuttosto che giustificare, il motivo di questa atrocità. L'annessione del Donbas ricco e russofilo, il controllo del Mar Nero, l'intenzione di mettere un governo docile a Kiev o il freno alla indecorosa espansione della NATO. Ragioni che hanno indubbiamente pesato fortemente sulla mano implacabile che da decenni governa il Cremlino. Ma c'è un fattore a cui si è prestata poca attenzione in tutta questa discussione: l'energia.

E non è che non si sia parlato fino alla nausea, seppur superficialmente, dell'enorme dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia, dell'impatto che avrebbe la diminuzione del flusso di gas verso il Vecchio Continente, o del nuovo gasdotto Nord Stream 2 che collegherebbe la Russia con la Germania direttamente attraverso il Mar Baltico. Ma tutte queste discussioni ci spiegano le conseguenze, gli effetti della guerra. Non ci parlano delle cause energetiche di questa guerra. Non quelle immediate, ma quelle più profonde, più radicali e sepolte.

20/03/22

Nawal Al Saadawi / La verità selvaggia e pericolosa

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Un anno fa come oggi ci lasciava Nawal Al-Saadawi, scrittrice, saggista, psichiatra e attivista egiziana che in 89 anni di vita e scrittura  ha raccontanto al mondo le "verità selvagge e pericolose" sulla condizione delle donne che il patriarcato e l'integralismo islamico volevano occultare. Per ricordarla, ripubblichiamo l'articolo che le dedicammo nel marzo dell'anno scorso
 

di Ada Donno



Se n’è andata il 21 marzo a primavera, Nawal Al-Saadawi, scrittrice, psichiatra e femminista egiziana. Nel dare la notizia della sua morte, che l’ha raggiunta a 89 anni mentre era ricoverata per malattia in un ospedale del Cairo, agenzie e testate giornalistiche internazionali hanno scritto che è stata un “faro” per le donne progressiste in tutto il mondo arabo e hanno messo l’accento sulla sua figura di donna “ribelle” che ha sfidato con coraggio i tabù, ha divorziato tre volte perché non ha voluto sottomettersi all’autorità maritale prescritta dalle leggi del suo paese; ha sostenuto campagne contro il velo, lottato contro la disuguaglianza di diritti, la poligamia e la circoncisione femminile e tutte le mostruosità misogine perpetrate dal patriarcalismo islamico; ha affrontato anche il carcere a più riprese e ha subito la proscrizione da parte delle più alte autorità religiose.

Nawal era nata in un villaggio nei pressi del Cairo nel 1931, in una famiglia osservante delle tradizioni che aveva deciso di farla sposare appena compiuti i dieci anni. Ma lei si era ribellata e aveva rifiutato quel matrimonio combinato dai genitori per darle “sicurezza e stabilità”. Più tardi avrebbe raccontato nella sua autobiografia Una figlia di Iside” (pubblicata in Italia nel 2002) di quanto le fosse costato quel rifiuto, della riprovazione e il ripudio che a lungo l’aveva circondata tra familiari e parenti, ma anche della solidarietà che leggeva nello sguardo di sua madre, che la confortò e la sostenne nella sua volontà di studiare e poi di laurearsi in medicina.

11/03/22

Esquivel sulla guerra in Ucraina / Nelle guerre perdiamo tutti

 Non ci sono guerre giuste, ci sono cause giuste

Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel della Pace* 

Occorre fare un'analisi pacata sulle responsabilità della guerra tra Ucraina e Russia e sul silenzio e il rifiuto di USA e UE di trovare una soluzione diplomatica per evitare la guerra.

La NATO, nella sua politica con gli Stati Uniti, cerca di espandere il suo controllo e il dominio sul mondo e di sottoporre molti popoli ai suoi interessi militari, politici ed economici. La guerra ha molte facce, dall'azione psicologica, di propaganda, quella economica che USA e UE impongono contro la Russia, il blocco dei suoi prodotti e delle esportazioni, le sanzioni sui beni bancari, sugli uomini d'affari russi, con cui si cerca in tutti i modi di danneggiare l'economia russa, fino all'intervento indiretto nella guerra con l'invio di armi a sostegno del governo filonazista dell'Ucraina che per otto anni ha attaccato e perseguitato la popolazione delle province separatiste del Donbass.

I grandi media dominanti hanno assistito in silenzio complice ai massacri della NATO e degli USA in Siria, Libia, Iraq e all’istallazione delle basi militari nei paesi confinanti con la Russia, che mettevano in pericolo la sicurezza di quel paese. La guerra psicologica dei grandi media impone la sua propaganda disastrosa versando carburante sul conflitto, diffondendo falsità e disinformazione sui fatti. Rimangono in silenzio e nascondono la verità sulla guerra, mentre cercano di demonizzare la Russia.

06/03/22

Ucraina / Il coraggio di volere la pace

 


di Ada Donno

Una guerra in atto è già una sconfitta, abbiamo scritto nel nostro appello a sostegno della mobilitazione del 5 marzo per la pace in Ucraina. Lo è per i suoi terribili effetti immediati, per le morti, le distruzioni, le ferite inferte ai corpi e alle cose, i bambini traumatizzati, le separazioni dolorose e gli esodi forzati. Per i diritti negati. 

Ma anche per i risvolti più miserabili che l’eccitazione bellica riverbera nelle comunità che ne sono investite o coinvolte – direttamente o indirettamente, vicine o lontane dai teatri di guerra – e portano con sé deterioramento di relazioni umane che è altrettanto difficile e lungo da risanare.

Uno di questi risvolti è il clima di sospetto e intimidazione che ricade su chi non si mostra abbastanza solerte nel rispondere alla chiamata alla guerra. Dai media irreggimentati ci viene ripetuto incessantemente che tutto questo sta accadendo in Russia. Ma la consegna dall’alto è anche di non raccontare il sospetto, fino allo zelo delatorio, che ricade su chi, da questa nostra parte della frontiera, non indossa l'elemtto e non si allinea con la guerra. 

04/03/22

Società della Cura / SIAMO REALISTE. RIFIUTIAMO LA GUERRA!

 




Il Gruppo femminista della Società della Cura: in piazza tutte per creare la marea contro le guerre, con le nostre parole, i nostri striscioni e le bandiere della pace!




Paura e rabbia, dopo l'attacco della Russia all'Ucraina e le sue conseguenze, fino al rischio di una guerra nucleare. Una guerra più vicina fa paura, l'informazione dominante la alimenta, senza esitare a utilizzare falsi.

Un insostenibile sistema patriarcale coniugato con le politiche liberiste da anni insanguina il mondo e distrugge umanità e natura, con guerre e occupazioni. Le chiamano ipocritamente umanitarie o esportatrici di libertà per le donne o veicoli di valori democratici e sicurezza... AFGHANISTAN, IRAQ, SIRIA, SUDAN, LIBIA, YEMEN, PALESTINA...Nei fatti per l'accaparramento di risorse, per l'arricchimento del complesso militare industriale, con l'ambizione arrogante di creare un nuovo ordine mondiale. E ci hanno sprofondato nel caos.

Da anni assistiamo alla guerra contro i/le migranti, alla difesa violenta di confini, all'innalzamento di muri per tenere fuori chi fugge da miseria e guerre provocate dall'occidente. In un mondo che corre verso l'autodistruzione generata dal cambiamento climatico, si ritirano fuori il nucleare e il carbone come fonti di energia!

BASTA. Non lasciamo che siano i nostri governi a decidere. Contro la paura e la rabbia PRENDIAMO LA PAROLA!

Assemblea della Magnolia / FERMIAMO LA GUERRA IN UCRAINA!

EuropeforPeace - Roma 5 marzo 2022

Appello dell'Assemblea della Magnolia (Casa internazionale delle donne di Roma)

“Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere” ha detto, inascoltata, Christa Wolf con la sua Cassandra. Lo ripetiamo adesso di fronte a chi vuole farci cadere nella trappola della paura usando la vulnerabilità che la pandemia ci ha rivelato.

Le armi non sono servite contro la pandemia. È invece la necessità della rivoluzione della cura la lezione più importante che il Covid ha insegnato al mondo, per un’idea di interdipendenza e convivenza, per ribaltare il paradigma del profitto, che distrugge il pianeta, alimenta le disuguaglianze e fomenta le guerre.

Oggi più che mai rifiutiamo la guerra, tutte le guerre, che arricchiscono l'industria delle armi e i poteri militari, dove i più deboli pagano prezzi enormi. Le tragiche esperienze della Palestina, dell’ex Jugoslavia, dell’Afghanistan, dell’Iraq della Libia, della Siria, dello Yemen, del Mali e delle tante altre zone che da anni conoscono soltanto la guerra, sono lì a ricordarcelo.

02/03/22

FERMARE LA GUERRA IN UCRAINA. FERMARE TUTTE LE GUERRE NEL MONDO

 


Né armi, né truppe, né denaro a supporto di questa guerra. Agire la neutralità attiva e perseguire la soluzione negoziata del conflitto. Le Nazioni Unite facciano prevalere la volontà di pace dei popoli e il principio della sicurezza collettiva non militarizzata

L’AWMR Italia –Donne della RegioneMediterranea condivide la dichiarazione della Federazione DemocraticaInternazionale delle donne (FDIM/WIDF) sulla guerra in Ucraina

Siamo profondamente preoccupate e indignate per il precipitare degli eventi che hanno portato ancora una volta la guerra nel cuore dell’Europa.

Una guerra in atto è già una sconfitta: per le donne che creano la vita e se ne prendono cura, per ogni persona impegnata nella costruzione della pace, per i popoli che ne subiscono le peggiori conseguenze, per le istituzioni internazionali che non hanno saputo prevenirla né fermarla, facendo prevalere le convenzioni e i trattati sottoscritti dagli Stati che richiamano alla costruzione di relazioni pacifiche fra gli Stati, alla cooperazione, alla soluzione negoziata delle controversie.

Rischiamo di precipitare lungo una china pericolosissima che ci può portare a un disastro umanitario, culturale, ambientale inimmaginabile.

Le guerre non risolvono le controversie, ma le inaspriscono. Le guerre lasciano nelle popolazioni colpite ferite materiali e morali non rimarginabili. Le guerre arrestano il progresso dell’umanità, fanno arretrare il cammino delle donne e dei popoli verso l’affermazione dei loro diritti. Nessun futuro si costruisce sulla guerra.

Per tutto questo rifiutiamo di schierarci con alcuna delle parti che si fronteggiano in questa guerra, diciamo che essa deve essere immediatamente fermata, prima che si espanda e risucchi nel suo vortice altri paesi europei o altre regioni del mondo.

Questo non vuol dire però che resteremo in silenzio, né che ci asterremo dall’esprimere un fermo giudizio e una condanna di chi questa guerra l’ha voluta, se ne è reso complice o non ha fatto nulla per fermarla.