03/03/21

OTTOMARZO 2021/ Per una alleanza tra donne delle varie forme della politica


/


 di Maria Carla Baroni*


La giornata di lotta dell’8 marzo viene da lontano, da oltre un secolo e, benché sia stata agita innumerevoli volte, è ancora necessaria: anzi, è più che mai necessaria, soprattutto in Italia, in quanto il nostro è il Paese europeo con la condizione femminile fra le peggiori (sono peggio di noi solo la Grecia, Malta e Cipro) e soprattutto in quanto la pandemia da Covid 19 ha ulteriormente e pesantemente aggravato la condizione delle italiane sul doppio fronte della perdita dei posti di lavoro e dell’aumento della violenza domestica, a partire dai femminicidi. E proprio per la gravità della situazione la lotta non deve certo limitarsi all’8 marzo, ma deve essere portata avanti anche negli altri 364 giorni dell’anno.

Da qualche anno a questa parte, da quando è nato il movimento Non Una Di Meno, l’8 marzo è caratterizzato dallo sciopero femminista globale: globale in doppio significato: perché coinvolge moltissime donne in vari continenti, potenzialmente tutte le donne del pianeta, in quanto  è a questo obiettivo che bisognerà arrivare; e nel senso che riguarda sia il lavoro per la produzione o per il mercato che dir si voglia, sia il lavoro domestico e di cura, cioè il lavoro per la riproduzione biologica e sociale.

Poiché in base alla legislazione italiana Non Una Di Meno non è un soggetto abilitato a indire uno sciopero in ambito lavorativo, è indispensabile che vi siano sindacati in grado di proclamarlo: a questa necessità rispondono i sindacati di base e sporadicamente alcune categorie dei sindacati confederali a livello locale. Dobbiamo quindi ringraziare soprattutto i sindacati di base, che danno al movimento un supporto fondamentale, ma essi sono molto piccoli e disuniti e non sono in grado di sviluppare – e neppure di supportare – un’azione a tutto tondo per modificare dalle fondamenta la condizione delle donne in Italia, che deve essere portata avanti tutto l’anno e su molti fronti.

Su questo obiettivo, insieme a Non Una Di Meno, dovrebbe attivarsi la CGIL nazionale, con la metà degli iscritti che sono lavoratrici (2.700.000) e con le sindacaliste che costituiscono ormai quasi la metà donne degli organismi dirigenti a ogni livello. Dal punto di vista logico bisognerebbe partire dalla proclamazione dello sciopero femminista, che è uno sciopero politico. La CGIL ha al suo attivo scioperi politici, come quelli che negli anni ’70 del secolo scorso portarono a ottenere la legge 833/1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, ma oggi non accetta che l’iniziativa di questa proclamazione parta da un soggetto di movimento, tanto più piccolo e tanto più recente. Non Una Di Meno, d’altro canto, sopravvaluta la sua forza e non si rende conto delle enormi differenze storiche e quantitative che separano i due soggetti e che non possono essere colmate di colpo con un atto volontaristico unilaterale.

Occorre costruire un percorso di collaborazione tra Non Una Di Meno e la CGIL, che, a partire dalle dirigenti e dalle delegate - realtà territoriale per realtà territoriale – arrivi alle lavoratrici, ad es, organizzando assemblee nei luoghi di lavoro tenute congiuntamente da sindacaliste e da femministe del movimento sulla condizione delle donne in Italia, sui loro diritti sindacali e politici e sulla loro effettiva concretizzazione, su obiettivi condivisi di emancipazione e di liberazione, su modalità concordate di sostegno reciproco alle rispettive lotte. Questa è la prospettiva verso cui hanno iniziato a muoversi – a Milano – FIOM e FLC e Non Una Di Meno, dopo un primo incontro promosso dall’A.Do.C. PCI (Assemblea delle Donne Comuniste).

La proposta di costruire un’alleanza tra donne delle varie forme della politica è infatti il filo conduttore e lo scopo di un convegno realizzato a Milano nell’ottobre scorso, dal titolo “Donne e politica ieri oggi e domani. Uniamoci per essere libere tutte”. Tra le compagne di Democrazia e Lavoro, ad esempio, non mancano le favorevoli all’indizione dello sciopero femminista globale anche da parte della CGIL, per cui sarebbe bello e utile per tutte le donne italiane che tutte le compagne di Democrazia e Lavoro si attivassero per ottenere questo obiettivo, insieme alla tessitura di un’alleanza globale tra donne.

* Pubblicato su Democrazia e lavoro, on line della Sinistra sindacale CGIL

1 commento:

  1. In questa pagina spieghiamo cos’è un software call center, cos’è un call center, e come aprire un’azienda di telemarketing/teleselling o, più in generale, un call center.Visita qui per saperne di più: callmaker
    #Callmaker

    RispondiElimina