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di Maria Carla Baroni*
La giornata di lotta dell’8 marzo viene da lontano, da oltre
un secolo e, benché sia stata agita innumerevoli volte, è ancora necessaria:
anzi, è più che mai necessaria, soprattutto in Italia, in quanto il nostro è il
Paese europeo con la condizione femminile fra le peggiori (sono peggio di noi
solo la Grecia, Malta e Cipro) e soprattutto in quanto la pandemia da Covid 19
ha ulteriormente e pesantemente aggravato la condizione delle italiane sul
doppio fronte della perdita dei posti di lavoro e dell’aumento della violenza
domestica, a partire dai femminicidi. E proprio per la gravità della situazione
la lotta non deve certo limitarsi all’8 marzo, ma deve essere portata avanti
anche negli altri 364 giorni dell’anno.
Da qualche anno a questa parte, da quando è nato il movimento
Non Una Di Meno, l’8 marzo è
caratterizzato dallo sciopero femminista globale: globale in doppio
significato: perché coinvolge moltissime donne in vari continenti,
potenzialmente tutte le donne del pianeta, in quanto è a questo obiettivo che bisognerà arrivare;
e nel senso che riguarda sia il lavoro per la produzione o per il mercato che
dir si voglia, sia il lavoro domestico e di cura, cioè il lavoro per la
riproduzione biologica e sociale.
Poiché in base alla legislazione italiana Non Una Di Meno non è un soggetto
abilitato a indire uno sciopero in ambito lavorativo, è indispensabile che vi
siano sindacati in grado di proclamarlo: a questa necessità rispondono i
sindacati di base e sporadicamente alcune categorie dei sindacati confederali a
livello locale. Dobbiamo quindi ringraziare soprattutto i sindacati di base,
che danno al movimento un supporto fondamentale, ma essi sono molto piccoli e
disuniti e non sono in grado di sviluppare – e neppure di supportare –
un’azione a tutto tondo per modificare dalle fondamenta la condizione delle
donne in Italia, che deve essere portata avanti tutto l’anno e su molti fronti.
Su questo obiettivo, insieme a Non Una Di Meno, dovrebbe attivarsi la CGIL nazionale, con la metà
degli iscritti che sono lavoratrici (2.700.000) e con le sindacaliste che
costituiscono ormai quasi la metà donne degli organismi dirigenti a ogni
livello. Dal punto di vista logico bisognerebbe partire dalla proclamazione
dello sciopero femminista, che è uno sciopero politico. La CGIL ha al suo
attivo scioperi politici, come quelli che negli anni ’70 del secolo scorso
portarono a ottenere la legge 833/1978 istitutiva del Servizio Sanitario
Nazionale, ma oggi non accetta che l’iniziativa di questa proclamazione parta
da un soggetto di movimento, tanto più piccolo e tanto più recente. Non Una Di Meno, d’altro canto,
sopravvaluta la sua forza e non si rende conto delle enormi differenze storiche
e quantitative che separano i due soggetti e che non possono essere colmate di
colpo con un atto volontaristico unilaterale.
Occorre costruire un percorso di collaborazione tra Non Una Di Meno e la CGIL, che, a
partire dalle dirigenti e dalle delegate - realtà territoriale per realtà
territoriale – arrivi alle lavoratrici, ad es, organizzando assemblee nei
luoghi di lavoro tenute congiuntamente da sindacaliste e da femministe del
movimento sulla condizione delle donne in Italia, sui loro diritti sindacali e
politici e sulla loro effettiva concretizzazione, su obiettivi condivisi di
emancipazione e di liberazione, su modalità concordate di sostegno reciproco
alle rispettive lotte. Questa è la prospettiva verso cui hanno iniziato a
muoversi – a Milano – FIOM e FLC e Non
Una Di Meno, dopo un primo incontro promosso dall’A.Do.C. PCI (Assemblea
delle Donne Comuniste).
La proposta di costruire un’alleanza tra donne delle varie forme della politica è infatti il filo conduttore e lo scopo di un convegno realizzato a Milano nell’ottobre scorso, dal titolo “Donne e politica ieri oggi e domani. Uniamoci per essere libere tutte”. Tra le compagne di Democrazia e Lavoro, ad esempio, non mancano le favorevoli all’indizione dello sciopero femminista globale anche da parte della CGIL, per cui sarebbe bello e utile per tutte le donne italiane che tutte le compagne di Democrazia e Lavoro si attivassero per ottenere questo obiettivo, insieme alla tessitura di un’alleanza globale tra donne.
* Pubblicato su Democrazia e lavoro, on line della Sinistra sindacale CGIL
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