L’Europa deve investire nel dialogo
attraverso i meccanismi dell’OSCE e sostenere le organizzazioni femminili e le
reti di costruttori di pace e difensori dei diritti umani nella regione
WILPF
Italia (Women's International League for Peace and Freedom)
Noi, le sezioni e i gruppi europei della WILPF, la più
antica organizzazione mondiale di donne per la pace, insieme ad altre
organizzazioni della società civile di costruttori di pace femministi e
difensori dei diritti umani nella regione dell’OSCE, siamo molto preoccupate
per il ruolo insufficiente dell’Europa e dei paesi europei nel promuovere una
soluzione pacifica e diplomatica al conflitto armato in corso in Ucraina,
mentre se ne favorisce uno sviluppo sempre più militarizzato.
Come organizzazioni e reti di donne, cooperiamo in numerosi
progetti con attiviste (donne) al di là delle linee di “divisione”, convinte
che la fiducia e la vera sicurezza possono essere costruite solo su una visione
positiva e comune a lungo termine per la pace, l’uguaglianza e la giustizia
messe in pratica. Siamo collegate a livello locale, regionale e globale e ci
prendiamo cura della solidarietà.
Non siamo disposte ad accettare la guerra, le continue
minacce di interventi militari e la retorica incendiaria come una “normalità”
perché aumenta l’instabilità in una situazione (economica e psicosociale) già
molto fragile – particolarmente difficile per le donne. In coerenza con la
storia della WILPF di resistenza contro la guerra e di esperienza nella
costruzione della pace, alziamo la nostra voce contro la logica militarizzata
distruttiva.
Il lavoro con le donne nella regione colpita dal conflitto
dell’Ucraina dimostra come le donne e i civili in generale siano colpiti dalle
(in-)dirette conseguenze della guerra iniziata nel 2014. Da allora sono stati
registrati migliaia di morti e feriti tra i civili. Le vulnerabilità
(economiche) delle donne nella vita quotidiana e la lotta per la sopravvivenza
generano nuove paure e insicurezze. D’altra parte, le donne sono potenti attori
del cambiamento: il nostro impegno congiunto e i contributi specifici alla pace
sostenibile e al rafforzamento della fiducia devono essere sostenuti e
segnalati costantemente.
Rilasciamo questa dichiarazione aperta per invitare i
governi in Europa, i parlamentari dell’UE, la Commissione europea, l’OSCE (SG,
CiO, GU) a prendere provvedimenti immediati per ridurre e smilitarizzare il
conflitto e ad impegnarsi diplomaticamente in colloqui di pace e sicurezza a
lungo termine con tutte le parti interessate coinvolte, compresi i paesi e le
regioni confinanti.
La deterrenza, la crescente presenza militare e
l’autoritarismo non sono in grado di risolvere i conflitti. Il rischio di nuove
linee di divisione (dei tempi della guerra fredda) sta già ora indebolendo la
necessaria coesione in Europa.
Sosteniamo la crescente volontà politica degli stati di fare
apertamente riferimento a una politica estera femminista sulla base
dell’attuazione dell’Agenda WPS (Donne, Pace e Sicurezza). Siamo ansiose di
vedere i risultati politici: uno è disarmo e smilitarizzazione, un altro è
ridefinizione della sicurezza – intesa come una complessa sicurezza
umana/genuina – e, ultimo ma non meno importante, la partecipazione equa e
significativa delle donne a tutti i livelli di negoziazione e processi
decisionali nello spirito dell’attuazione dell’UNSCR 1325 a tutti i livelli.
LE NOSTRE RICHIESTE A TUTTI I GOVERNI IN EUROPA e ALLE
ISTITUZIONI MULTILATERALI
Per ridurre l’escalation del conflitto e garantire la pace e
la sicurezza in Ucraina:
• Attuare gli impegni nei confronti dell’Agenda delle
Nazioni Unite per le donne, la pace e la sicurezza (UNSCR 1325) che richiedono
un ruolo sostanziale e significativo per la partecipazione delle donne ai
negoziati e la leadership femminile per la prevenzione dei conflitti. Garantire
che le donne di tutte le parti del conflitto siano invitate a mediare una risoluzione
diplomatica del conflitto e un accordo per una pace duratura.
• Fornire sostegno a lungo termine ai gruppi della società
civile, in particolare ai gruppi di donne, che lavorano ad iniziative di
fiducia creativa e di creazione di fiducia – in parte transfrontaliere, sulla
cura nello spirito della sicurezza umana e dei principi di un’economia
femminista. Sostenere costantemente e in modo sostanziale l’advocacy e la
formazione alla mediazione e alla soluzione pacifica del conflitto.
• Investire in infrastrutture di assistenza. Come la
pandemia di coronavirus ha ampiamente chiarito: sono necessari investimenti
sostanziali nell’assistenza sanitaria, nelle infrastrutture sociali, nella
giustizia climatica e potenziamento economico nel senso di un’economia femminista
e sostenibile.
Rafforzare il lavoro attraverso l’Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) quale ponte sostanziale tra
Oriente e Occidente, collegando le tre dimensioni (sicurezza, dimensione umana
ed economia-ambiente) in uno spirito femminista di un approccio olistico alla
pace e utilizzando e rafforzando meccanismi e strutture dell’OSCE quali le
“donne costruttrici di pace e rete di mediatrici”.
• Abolire la registrazione militare obbligatoria delle donne
in Ucraina.
• Rafforzare le Nazioni Unite per ridurre l’escalation del
conflitto con la Russia sull’Ucraina, sostenendo tutte le forme di diplomazia e
negoziati sulla base di una strategia di sicurezza comune e globale.
• Riprendere l’idea dei vincitori del premio Nobel per la
pace: “Abbiamo una proposta semplice per l’umanità: i governi di tutti gli
Stati membri dell’ONU dovrebbero negoziare una riduzione congiunta delle loro
spese militari del 2% ogni anno per cinque anni”.