Il 24 marzo 1999, 25 anni fa, l’aggressione della Nato all’allora Repubblica Federale di Jugoslavia segnava il ritorno della guerra in Europa.
Bruxelles, 7 luglio 2023 - Sit in delle Global Women for Peace United Against NATO in piazza Albertina
Con i bombardamenti della NATO su Belgrado, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, degli stati europei aggredivano un altro Stato europeo e la guerra tornava ad essere di fatto "strumento di regolazione" dei rapporti internazionali.
Violando
i principi sui quali si era retto l’ordine postbellico dopo il 1945 e
stracciando gli accordi internazionali di Helsinki del 1975, gli Usa e la Nato con l'occasione delineavano il paradigma assurdo della cosiddetta “guerra umanitaria”: scatenare una
guerra contro uno stato sovrano in nome di una presunta finalità umanitaria. È nel
contesto di quella guerra alla Jugoslavia che si concretizza la prima espansione
della Nato (in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca) e subito dopo, alla fine del
1999, gli Stati Uniti costruiscono in Kosovo la loro più grande base militare in
territorio europeo, Camp Bondsteel, seguita da quella di Costanza, in Romania,
a ridosso dei confini della Federazione Russa.
Nel
corso della guerra contro la Jugoslavia, inoltre, la Nato avvia la
riconfigurazione del proprio profilo con il Vertice di Washington, il 24 aprile
1999, quando viene adottato il “Nuovo concetto strategico”, perfezionato infine
nel vertice di Madrid del 2022, che definisce l’organizzazione del Trattato del
Nord Atlantico come strumento di guerra “globale”. Già l’art.
31 del documento adottato a Washington nel 1999 stabiliva infatti che la NATO avrebbe potuto intervenire con operazioni belliche in situazioni di crisi anche “al di fuori
dell’articolo 5”, cioè oltre il limite europeo e nordamericano del raggio di
azione.
Al
contempo si avviava quel processo di omologazione in chiave «atlantica» del
continente europeo, che si sarebbe completato con la “Dichiarazione congiunta sulla
cooperazione UE-NATO” del 10 gennaio 2023, che definiva le politiche europee di
difesa tout court “complementari” alla Nato. Come scrive Marilina Rachel Veca nella sua nota, da vent’anni ad oggi l’UE, in “complementarità”
con Usa e NATO, ha avviato oltre trenta missioni internazionali armate. Attualmente
nove missioni militari UE sono in corso in Africa, Medio Oriente e nella stessa
Europa, compreso il pesantissimo impegno militare in Ucraina.
di Marilina
Rachel Veca*
In questo 24 marzo 2024 - 25 anni dopo l'intervento nella ex Jugoslavia - dobbiamo affermare con forza che
l'aggressione della NATO alla Serbia e Montenegro è stato un atto illegale e
criminale.
Sebbene sia stato falsamente presentato dai mass media
mainstream come un “intervento umanitario”, in realtà si trattava della guerra
di espansione geopolitica NATO/USA verso est, verso i confini russi, creando
anche il precedente per altre aggressioni che seguirono: Afghanistan, Irak,
Libia, Siria... L'immediata creazione della principale base militare americana
"Bondsteel", vicino a Urosevac, Kosovo e Metohija, è stata solo la
prima di una lunga catena di nuove basi militari americane nell'Europa centrale
e orientale - Bulgaria (3) , Romania (3), Polonia...
I paesi membri della NATO furono obbligati a portare le spese militari al 2% del PIL, ad adattare le infrastrutture civili
alle nuove esigenze militari, a limitare la vendita delle principali aziende
solo ai potenziali investitori dell’UE e della NATO (“per ragioni di
sicurezza”), a non importare nuove tecnologie da “fornitori inaffidabili” (5G),
a non acquistare gas e petrolio da chi li usa per “minare la sicurezza
dell’Europa”.
I missili, compresi quelli con bombe all’uranio
impoverito, comprese le bombe a grappolo, erano sicuramente caduti su Serbia e
Montenegro, uccidendo i loro cittadini e distruggendo la loro economia. La
Serbia sta ancora cercando di riprendersi dalle immense perdite economiche e
sociali. Belgrado e altre grandi città, anche nelle zone più centrali,
continuano ancora a vivere tra le rovine e le macerie degli edifici governativi
e di altri edifici bombardati dalla NATO.
Tra le 10.000 e le 18.000 persone sono morte a causa
del bombardamento della Serbia da parte della NATO nel 1999. Sono questi i
primi risultati preliminari dello studio medico-scientifico, che indica un
aumento di diverse malattie mortali. L’uranio impoverito è solo la punta
dell’iceberg: sempre più bambini, soprattutto quelli di età compresa tra i 5 e
i 9 anni, si ammalano di cancro, i tumori al cervello colpiscono quelli sotto i
18 anni.
La Serbia sta preparando una causa contro i paesi
della NATO che l‘hanno avvelenata, la NATO è pesantemente impegnata in una
campagna di propaganda sostenendo che "l'uranio impoverito non è
dannoso" (a questo proposito, teniamo conto che il Regno Unito ha
annunciato l’utilizzo di munizioni con DU in Ucraina, fatto passare per
"normale") e che i bombardamenti non hanno nulla a che fare con
l'aumento delle malattie letali in Serbia. Oltre alla battaglia legale, la
Serbia deve vincere la guerra mediatica, perché chiunque vinca quest’ultima,
vince la guerra complessiva.
La NATO sta
mentendo, sappiamo dell'esistenza di documenti segreti della NATO che
dimostrano che i membri della NATO erano a conoscenza della natura dannosa
dell'uranio impoverito anni prima del bombardamento. Abbiamo il diritto di
sapere cosa sta realmente accadendo alla salute e alla vita delle popolazioni
civili in tutti i paesi coinvolti in queste missioni di guerra, e specialmente
in Serbia, dove l’uranio impoverito continua a fare sempre più danni in questi
25 anni dopo l’aggressione della NATO.
* Giornalista, è autrice del libro URANIO IMPOVERITO: LA TERRA È TUTTA UN LUTTO, Sensibili alle
foglie 2023