A Lecce, Sabato 10 dicembre 2011, alle ore 19 presso Libreria Ergot in Piazzetta Falconieri (via Palmieri) la Casa delle Donne incontra Daniela Yoel e Nava Elyashar dell’associazione israeliana Machsom Watch. Daniela e Nava sono in Salento per ritirare il premio Donne del Mediterraneo 2011 istituito dal Comune di Palmariggi e dall’Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce, destinato a “Donne che vivono in zone di guerra e operano per la pace”.
07/12/11
DONNE DI PACE IN ISRAELE
Premio Donne del Mediterraneo
Un Premio per le donne di pace
A Palmariggi (Le) assegnato un premio alle "donne che vivono in zone di guerra e operano per la pace"
Nei giorni 8, 9 e 10 dicembre 2011 si svolgerà la prima edizione del Premio Donne del Mediterraneo istituito dall’Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce e dal Comune di Palmariggi. La giuria ha assegnato il premio a Machsom Watch, un’associazione di donne israeliane nata nel 2001 con lo scopo di monitorare i posti di blocco militari disseminati in Cisgiordania e Gerusalemme e per denunciare le violazioni dei diritti umani compiute da parte dell’esercito e della polizia d’Israele ai danni dei palestinesi
28/11/11
EL-Fem: No violenza contro le donne
Per i movimenti femministi di tutto il mondo il 25 novembre è una giornata di lotta, denuncia, e resistenza contro la violenza sulle donne, da quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 l’ha proclamata "Giornata internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le donne ". Questo fenomeno rivela l'oppressione patriarcale e l'esistenza di culture machiste e misogine nelle diverse società e la loro persistenza anche nel cuore della modernità capitalistica, là dove la democrazia e i diritti universali sono formalmente riconosciuti.
05/11/11
La Palestina è nell'Unesco
Il 31 ottobre 2011 a Parigi, lo Stato di Palestina è stato accolto come membro effettivo nell'Unesco con 107 voti a favore e 14 contro: è un'altra importante tappa del lungo cammino del popolo palestinese verso la conquista del riconoscimento dello Stato di Palestina, come Stato n. 194 dell'ONU (all'ordine del giorno dell' Assemblea Generale nei prossimi giorni a New York), libero e sovrano, con Gerusalemme Est come sua capitale, atto essenziale per una giusta e durevole pace nel Mediterraneo e nel Medioriente.
Il 31 ottobre 2011 a Parigi, lo Stato di Palestina è stato accolto come membro effettivo nell'Unesco con 107 voti a favore e 14 contro: è un'altra importante tappa del lungo cammino del popolo palestinese verso la conquista del riconoscimento dello Stato di Palestina, come Stato n. 194 dell'ONU (all'ordine del giorno dell' Assemblea Generale nei prossimi giorni a New York), libero e sovrano, con Gerusalemme Est come sua capitale, atto essenziale per una giusta e durevole pace nel Mediterraneo e nel Medioriente.
02/11/11
Per Fanny Edelman 2
Fanny: la grande Strega è volata via
di Claudia Korol La donna che ci "amadrinó" quando con tanti ragazzi e ragazze eravamo a raccogliere caffè in Nicaragua, o a condividere le sorti della resistenza cilena.
La donna che ci ha insegnato un modo di essere comuniste ogni giorno e ogni ora del giorno, allo stesso modo che siamo madri, o ricamatrici, o vasaie, o poete.
Per Fanny Edelman 1
Hasta siempre, compañera Fanny!
(A.D.)
La sera del primo novembre, all’età di cento anni, è morta a Buenos Aires Fanny Edelman, figura di rilievo del movimento femminile argentino ed internazionale, a lungo segretaria dell’Unione Donne Argentine e poi, dal 1972, della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (Widf).
La sera del primo novembre, all’età di cento anni, è morta a Buenos Aires Fanny Edelman, figura di rilievo del movimento femminile argentino ed internazionale, a lungo segretaria dell’Unione Donne Argentine e poi, dal 1972, della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (Widf).
31/10/11
A Lisbona in febbraio riunione della Fdim-Widf
Lisbona, febbraio 2012: l'Awmr Italia partecipa al direttivo della Fdim-Widf
Si terrà a Lisbona dal 3 al 7 febbraio 2012 la riunione del Comitato Direttivo della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (Fdim-Widf), convocata in vista del prossimo XV congresso, il cui svolgimento è previsto a Brasilia nell’aprile 2012. Faranno gli onori di casa le donne portoghesi dell’MDM.
Dall'Italia sarà presente una delegazione dell'Awmr Italia.
24/10/11
I diritti umani degli indignados
Chi si preoccupa dei diritti umani degli indignados?
di Magalys Arocha
Federazione delle Donne Cubane
Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, Cile, Israele, Stati Uniti ... la gente ha manifestato nelle strade il suo disaccordo, la sua frustrazione, la sua rabbia contro il (dis)ordine economico neoliberista dominante, per cui un governo mette in atto tagli draconiani per compiacere un insaziabile Fondo monetario internazionale, che a sua volta "salva" i poteri finanziari che hanno causato la crisi, o considera l'istruzione come un privilegio o un'altra delle sue merci.
23/10/11
Roma: meeting europeo della Wilpf
ROMA, Casa Internazionale delle Donne
Sabato 29 e domenica 30 ottobre dalle ore 10,00
Meeting delle sezioni europee della Women's International League for Peace and Freedom (WILPF)
Sicurezza alimentare o sovranità alimentare?
Un confronto e un lavoro comune tra alcune sezioni europee che hanno partecipato nel mese di agosto al Congresso Internazionale della WILPF n Costa Rica.
Abbiamo pensato di dedicare ciascuna delle due giornate a un solo argomento, per consentire a coloro che intendano partecipare la possibilità di concentrarsi sulle questioni di maggior interesse.
Un confronto e un lavoro comune tra alcune sezioni europee che hanno partecipato nel mese di agosto al Congresso Internazionale della WILPF n Costa Rica.
Sessuare lo spazio
Lecce, 28 ottobre 2011
ex Conservatorio di Sant’Anna, ore 18,30 – 21,30
La CASA delle DONNE di LECCE
presenta
SESSUARE LO SPAZIO
incontro dibattito con IDA FARE’
Facoltà di Architettura, Politecnico Milano
“La casa nido e nodo della storia delle donne”
introducono: Antonella Mangia e Loredana Magurano
L’evento è promosso dalla Libera Federazione delle Donne in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche di Genere del Comune di Lecce nell’ambito dell’evento itinerante “I monologhi della vagina e ….il sociale".
http://it-it.facebook.com/casadelledonne.lecce
ex Conservatorio di Sant’Anna, ore 18,30 – 21,30
presenta
SESSUARE LO SPAZIO
incontro dibattito con IDA FARE’
Facoltà di Architettura, Politecnico Milano
“La casa nido e nodo della storia delle donne”
introducono: Antonella Mangia e Loredana Magurano
L’evento è promosso dalla Libera Federazione delle Donne in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche di Genere del Comune di Lecce nell’ambito dell’evento itinerante “I monologhi della vagina e ….il sociale".
http://it-it.facebook.com/casadelledonne.lecce
17/10/11
Vinie Burrows / Dieci anni di guerra in Afghanistan è troppo!
Vinie Burrows (seconda da sin,) al congresso della Women's International Democratic Federation nel 2007 a Caracas. Con lei sono: Ada Donno, Lia Amato e due delegate statunitensi al congresso. |
Intervento di Vinie Burrows, rappresentante della Fdim-Widf presso le Nazioni Unite, alla manifestazione in Times Square, New York, in occasione del 10° anniversario della guerra in Afghanistan
Fratelli e Sorelle, le Nonne Indignate sono qui, sono sempre presenti là dove si lotta per la pace e la giustizia, per i diritti degli immigrati, contro il razzismo, il sessismo e l’omofobia…
Esse coducono la loro giusta lotta cantando le loro canzoni. Esse cantavano alla veglia per Troy Davis, cantavano con i giovani che occupavano Wall Street, SONO QUI ANCHE OGGI.
Io le applaudo e vi applaudo perché siamo tutti qui
Il mio nome è Vinie Burrows, sono un'attrice e faccio parte delle Brigate delle Nonne per la pace.
DIECI ANNI DI GUERRA IN AFGHANISTAN E’ TROPPO.
Questo non è un anniversario che celebriamo.
Noi piangiamo. piangiamo i nostri figli e figlie che sono morti laggiù.
Ricordiamo commossi le decine di migliaia di veterani di Afghanistan e Iraq che ritornano fra noi, feriti nel corpo e nello spirito. Piangiamo per centinaia di migliaia di morti afghani e iracheni, uomini donne, bambini e combattenti.
Intanto qui, le scuole vengono chiuse, gli insegnanti vengono licenziati, ospedali e cliniche sono state chiuse, le case sono precluse, i disoccupati si contano in numero che cresce paurosamente, specialmente tra i giovani delle minoranze: neri, latini, giovani nativi americani.
Raccontano che negli Stati Uniti non ci sono soldi
Ma la guerra in Afghanistan divora $ 330 milioni di dollari al giorno, ogni giorno da dieci anni.
Questo non è un anniversario che celebriamo.
Noi piangiamo. piangiamo i nostri figli e figlie che sono morti laggiù.
Ricordiamo commossi le decine di migliaia di veterani di Afghanistan e Iraq che ritornano fra noi, feriti nel corpo e nello spirito. Piangiamo per centinaia di migliaia di morti afghani e iracheni, uomini donne, bambini e combattenti.
Intanto qui, le scuole vengono chiuse, gli insegnanti vengono licenziati, ospedali e cliniche sono state chiuse, le case sono precluse, i disoccupati si contano in numero che cresce paurosamente, specialmente tra i giovani delle minoranze: neri, latini, giovani nativi americani.
Raccontano che negli Stati Uniti non ci sono soldi
Ma la guerra in Afghanistan divora $ 330 milioni di dollari al giorno, ogni giorno da dieci anni.
Recenti stime confermano che il costo totale delle guerre in IRAQ E AFGHANISTAN sarà in totale $ 4,4 trilioni di dollari.
Non c’è dubbio, né i Democratici né i Repubblicani hanno la volontà politica di fermare il massacro sanguinoso e l’immenso spreco di risorse umane e materiali che sono inghiottite da una guerra insensata.
Siamo NOI POPOLO, il 99 per cento della popolazione, che possiamo obbligare il governo ad agire per la pace, per la giustizia economica e sociale.
I popoli del mondo hanno in sé sessi un grande potere ed è ora che esercitiamo questo nostro potere. E’ per questo che sosteniamo il Movimento dei giovani che occupano WALL STREET. Essi forse hanno tratto ispirazione dalla PRIMAVERA ARABA, ma hanno dato il via ad un movimento che ora si replica in centinaia di comunità in tutti gli USA.
Occupano Boston, occupano Sacramento, occupano Portland Oregon, occupano Las Cruces, occupano Albuquerque, occupano Santa Fè e così via: e con il nostro sostegno, continueranno.
Siamo il 99 per cento, siamo le persone che lottano quotidianamente per il pane, la casa, l’istruzione e per il lavoro, per il quale ricevono un salario di sussistenza.
Non c’è dubbio, né i Democratici né i Repubblicani hanno la volontà politica di fermare il massacro sanguinoso e l’immenso spreco di risorse umane e materiali che sono inghiottite da una guerra insensata.
Siamo NOI POPOLO, il 99 per cento della popolazione, che possiamo obbligare il governo ad agire per la pace, per la giustizia economica e sociale.
I popoli del mondo hanno in sé sessi un grande potere ed è ora che esercitiamo questo nostro potere. E’ per questo che sosteniamo il Movimento dei giovani che occupano WALL STREET. Essi forse hanno tratto ispirazione dalla PRIMAVERA ARABA, ma hanno dato il via ad un movimento che ora si replica in centinaia di comunità in tutti gli USA.
Occupano Boston, occupano Sacramento, occupano Portland Oregon, occupano Las Cruces, occupano Albuquerque, occupano Santa Fè e così via: e con il nostro sostegno, continueranno.
Siamo il 99 per cento, siamo le persone che lottano quotidianamente per il pane, la casa, l’istruzione e per il lavoro, per il quale ricevono un salario di sussistenza.
Siamo parte del 99 per cento che si confronta anche con il retaggio storico dell’occupazione da parte di potenze straniere. Il Columbus Day è qui, e i nostri fratelli e sorelle indigeni possono dirci che cosa quella occupazione ha significato: le loro terre rubate, espropriate. Dobbiamo riconoscere la realtà vera e poi andare avanti a cercare le giuste soluzioni.
Grandmothers for peace negli USA |
I miei antenati africani hanno appreso in prima persona che cosa ha significato l’occupazione dell’Africa, da quando le potenze europee del 19° secolo hanno fatto a pezzi quel continente per il loro profitto.
Noi siamo quei 99 su cento che vedono che la nostra aria, le nostre acque sono inquinate da corporazioni avide che ignorano
Costringiamo le imprese avide a cambiare le loro pratiche avide.
In conclusione, queste sono le durature esigenze di noi tutti che ci organizziamo per la giustizia sociale, per i diritti delle donne, dei bambini, degli anziani, delle famiglie dei lavoratori, delle persone di colore, degli immigrati, delle nazioni native americane, che fin troppo bene sanno che cosa l’occupazione significhi veramente.
Le nonne indignate, le nonne contro la guerra, le brigate delle nonne per la pace oggi sono tutte unite con le famiglie, con le donne di Code Pink, con i militari contro la guerra
per dire:
Basta con la GUERRA IN AFGHANISTAN
Ritirare le truppe ORA
E prendersi cura dei reduci che tornano a casa!
Ritirare le truppe ORA
E prendersi cura dei reduci che tornano a casa!
15/10/11
Le donne e la crisi economica
La crisi economica e i suoi effetti sulla condizione delle donne
Intervento di Milena Fiore (Awmr Italia) alla conferenza delle organizzazioni europee affiliate alla Fdim-Widf (Atene, 10-11 settembre 2011)
Milena Fiore ha partecipato alla riunione europea delle associazioni affiliate alla Fdim-Widf, tenutasi ad Atene il 10-11 settembre 2011, in rappresentanza dell’AWMR Italia. Tema centrale dell’incontro era: “La crisi economica capitalistica e i suoi effetti sulla condizione delle donne”
Ecco alcuni stralci del suo contributo al dibattito.
Dichiarazione di Atene (11 settembre 2011)
Atene, 10-11 settembre 2011: riunione delle associazioni europee affiliate alla Federazione Democratica Internazionale delle Donne
Dichiarazione finale
Noi donne delle Organizzazioni Europee aderenti alla WIDF abbiamo tenuto una riunione in Atene il 10 e 11 settembre 2011 e dopo una discussione svoltasi con amicizia e solidarietà, abbiamo deciso quanto segue.
La crisi capitalistica verificatasi contemporaneamente nei centri imperialisti è attribuita ai profitti in eccesso che non possono essere investiti per produrre profitti ancora maggiori; alla sovrapproduzione di beni che non possono essere venduti in modo tale da garantire un tasso di profitto soddisfacente per i capitalisti. Questo accade perché la legge e la forza trainante del capitalismo è l’accumulazione del capitale, il profitto.
10/09/11
Atene: incontro europeo della Fdim-Widf
L'Awmr Italia partecipa all’incontro delle associazioni europee affiliate alla FDIM-WIDF (Federazione democratica internazionale delle donne), che si tiene ad Atene il 10 e 11 settembre 2011.
05/09/11
Brutale assassinio di due giornaliste in Messico
Il Club dei giornalisti del Messico condanna il brutale omicidio delle giornaliste Ana María Marcela Yarce Viveros della rivista Contralínea e di Rocío González Trápaga, che lavorava come free lance, avvenuto giovedì scorso a Iztapalapa D.F. L’assassinio delle due giornaliste costituisce un fatto allarmante che non può essere tollerato, poiché rivela come sia diventato praticamente impossibile portare avanti il lavoro di giornalismo indipendente e di denuncia nel paese.
04/09/11
Cile: per Camila Vallejo misure di protezione
Da: MUJERES
Da: MUJERES
25/08/11
23 agosto: 51 anni delle donne cubane
RIFLETTORI SU CUBA
Il 23 agosto 1960 è stato un giorno memorabile nella storia delle donne cubane. I gruppi femminili e rivoluzionari decisero di unirsi in un'unica organizzazione, al fine di promuovere la partecipazione delle donne nel processo di trasformazione che ha avuto inizio con la Rivoluzione.
01/08/11
Aicha Bouabaci : Il disordine umano raccontato a mio nipote
Un'ordinaria storia di "respingimento"
di Ada Donno
La Casa delle Donne di Lecce ha incontrato la scrittrice algerina Aicha Bouabaci, autrice del romanzo "Il disordine umano raccontato a mio nipote", lunedì 25 luglio alle ore 20, presso la Libreria Ergot in Piazzetta Falconieri.
Quella narrata da Aicha Bouabaci nel suo romanzo Il disordine umano raccontato a mio nipote è l’ordinaria storia di un "respingimento" (brutta parola coniata dal più recente Ordine politico europeo per definire l’atto del rifiuto, opposto ai migranti che risultino in difetto dei previsti documenti d’ingresso o di soggiorno, giustificato con la necessità della Sicurezza dentro quella che Aicha chiama la "frontiera dell’agiatezza e del progresso").
Una storia come tante, non particolarmente drammatica, priva di particolari raccapriccianti come quelli contenuti nelle cronache di Lampedusa, o della Libia, che descrivono corpi senza nome e senza storia alla deriva nel Mediterraneo.
Non sempre è necessario indugiare su dettagli orrendi per ottenere attenzione e forse comprensione. A volte basta dare un nome a quei corpi e farsi voce narrante delle loro piccole storie di dolore.
E’ la storia di Ibrahim, giovane uomo arabo immigrato in Germania da alcuni anni, di sua moglie Ibtissam, immigrata da un altro paese arabo, e del loro piccolo Yliès, che nasce in Germania.
Ibrahim, paria nella città globale, vive la condizione di tanti immigrati, con un lavoro precario e sottopagato, socialmente invisibile, facilmente ricattabile.
Sennonché Ibrahim nel suo passato di immigrato ha commesso un’infrazione: ha infranto qualcuna delle regole dell’Ordine. L’Ordine, si sa, tutela i cittadini legittimi ed è inflessibile verso chi, venuto da fuori, lo viola. La piccola famiglia deve andarsene, tornare là da dove era partita fiduciosa.
Un passaggio amaro per Ibrahim, che tornerà nel suo paese sotto il peso della sconfitta (bruciante per un giovane uomo appartenente ad una società mediterranea). Ma ancor più amara per Ibtissam che si troverà ricacciata in una realtà dove il patriarcato opprime le donne in quella maniera rude difficile da accettare per lei ormai.
E qui Aicha apre, ma sfiorandolo appena, un discorso importante: il disagio delle donne nel mondo arabo. Non è questo tuttavia il tema centrale del suo racconto, ma potrebbe esserne la continuazione..
Ciò che conta, comunque, è che la piccola famiglia non partirà nell’indifferenza totale: l’atto dell’espulsione diventa una piccola cerimonia, su cui Aicha indugia con tenerezza, a cui partecipano gli amici che restano dentro la frontiera e rappresentano l’ Umanità dolce e solidale.
Dalle pieghe di questa storia semplice Aicha estrae interrogativi stringenti anche per noi. A quale nazione appartiene il piccolo Yliès, nato da genitori immigrati in un paese europeo? Quali sono i suoi diritti? E’ giusto che già alla nascita incappi nei dispositivi di esclusione cui sono soggetti i suoi genitori?
E hanno senso le disquisizioni sullo jus sanguinis o sullo jus soli per stabilire i diritti di cittadinanza di una umanità mobile e plurale, com’è quella odierna delle migrazioni e della multiculturalità? Il gioco dell’inclusione/esclusione è davvero l’unico modo che hanno le comunità umane moderne per salvaguardare l’ordine? Ma poi: chi stabilisce cos’è ordine e che cosa disordine?
Non è disordine la condizione di un bambino che nasce in un paese, ma non può considerarsi cittadino di quel paese perché i suoi genitori sono immigrati?.
Non è disordine la condizione della famiglia di quel bambino, espulsa dal paese dove cercava di costruire onestamente il proprio futuro? E non è disordine l’indifferenza dei cittadini "legittimi" di quel paese davanti all’immigrato senza diritti e senza voce?
Non è disordine questo stato di guerra permanente dell’Occidente in nome della propria Sicurezza?
Non è disordine il mostruoso meccanismo di spreco di risorse dentro questa frontiera dell’agiatezza e del progresso? E che ordine è questo, di cui godiamo da secoli noi dentro la frontiera, grazie alle risorse sottratte all’umanità che sta fuori?
Costruire lo sguardo che può abbassare le frontiere è ciò che c’invita a fare Aicha. E può farlo, ci dice, quella "Umanità dolce e perseverante", multicolore, che scende nelle strade e gioiosamente e caparbiamente canta, disegna, scrive e racconta le sue possibili storie diverse.
Il disordine umano raccontato a mio nipote
di Aicha Bouabaci Edizioni Kurumuny, Martignano, 2011
Prefazione di Ada Donno
Traduzione di Viviana Ingrosso
Disegni di Rita Goffredo
si può richiedere a:
Awmr Italia, via G. d'Otranto 40, 73100 Lecce
Tel. 0832 348552
Prezzo: euro 7,50 (spese di spedizione incluse)
19/04/11
AWMR ITALIA In ricordo di Vittorio Arrigoni
La Awmr Italia esprime dolore e infinito sconforto per l'uccisione del giovane volontario italiano Vittorio Arrigoni, avvenuta a Gaza il 14 aprile 2011 in circostanze molto oscure per mano di un sedicente gruppo salafita. Vittorio Arrigoni aveva scelto di vivere e lottare accanto alla popolazione palestinese di Gaza, assediata da Israele e dimenticata da tutto il
mondo. Egli fu uno dei pochissimi giornalisti occidentali rimasti a Gaza durante l’offensiva militare israeliana “Piombo Fuso”. Egli era arrivato la prima volta a Gaza come rappresentante dell’ISM (international solidarity movement) a bordo di un battello del Gaza Freedom Movement che era riuscito a forzare il blocco navale israeliano. Le sue interviste, i suoi racconti dal suo blog, le sue corrispondenze via radio in questi anni sono stati spesso per noi l'unica fonte di informazione diretta su quanto accadeva nella Striscia di Gaza.
La sua morte è una perdita enorme per noi, per la causa palestinese, per la pace. Non sappiamo se saranno mai chiarite le circostanze del suo sequestro e della sua morte, ma una cosa ci pare certa: solo il governo d'Israele e chi non vuole una soluzione giusta del conflitto israelo-palestinese si avvantaggeranno della sua morte.Il rispetto per l'impegno di Vittorio ci impone di ricordarlo e di continuare il nostro impegno a fianco della Resistenza palestinese per spezzare l'isolamento di Gaza e l'occupazione dei territori palestinesi, per una pace giusta. Esprimendo il nostro cordoglio ai familiari, agli amici, all'International Solidarity Movement, ricorderemo Vittorio Arrigoni e andremo avanti accompagnate dalla esortazione con cui egli usava concludere i suoi reportage da Gaza: "restiamo umani!"
07/03/11
8 Marzo: Fuori la guerra dalla Storia!
Questo 8 marzo cade in un momento cruciale per il movimento contro la guerra, è il giorno in cui le Nazioni Unite discuteranno una seconda risoluzione sull’Iraq. Potrebbe essere la settimana che decide se sarà guerra o pace.
Di nuovo le donne di tutto il mondo sono chiamate a dedicare la loro Giornata internazionale all’impegno per contrastare i venti di guerra e per affermare valori e scelte di pace e, forse come mai prima, lo fanno con voce unanime: facciamo dell’8 marzo un giorno in cui donne e uomini insieme in ogni paese del mondo costringono i loro governanti a rispondere al nostro grido di pace!
L’8 marzo una “Lettera alle donne dell'Iraq”, sottoscritta da decine di migliaia di donne statunitensi sarà consegnata simbolicamente alle donne irachene. In essa si dice:
“ Noi donne negli Stati Uniti dichiariamo la nostra opposizione alla “guerra preventiva" che il nostro governo intende scatenare contro il vostro paese. Siamo impegnate ad operare in direzione di una pace giusta e durevole e per far sì che insieme noi possiamo impedire l’escalation bellica contro il vostro paese, in quanto siamo convinte che la guerra degli Stati Uniti contro l'Iraq non è mai cessata dal 1991.
Come donne, vi veniamo incontro, offrendovi amicizia, sostegno e resistenza. Non siete sole nella lotta per la pace e la giustizia”.
Le donne europee sosterranno la proposta al Parlamento Europeo che l´Europa inscriva nella sua Carta Costituzionale in via di formulazione il ripudio della guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali, scegliendo la pace e che proponendo soluzioni politiche e non militari ai conflitti fra gli stati.Le donne italiane promuovono e partecipano a tutte le iniziative volte a sottrarre l´Italia a qualsiasi partecipazione ad avventure militari e richiamano i governanti al rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, per scongiurare l’imbarbarimento delle relazioni fra gli stati, i popoli, le culture e le persone.
Mentre la guerra diventa sempre più “progetto operativo” dell’Impero, con assurde giustificazioni “umanitarie” o di “prevenzione” nei confronti di altri stati che si sottraggono al controllo egemonico, la ricerca di soluzioni negoziate ai conflitti, la costruzione di pacifiche ed eque relazioni internazionali, diventano una necessità di sopravvivenza, l’unica speranza di assicurare un mondo pacifico alle future generazioni e di emancipare l’umanità dalla violenza e dalla povertà, dallo sfruttamento e dalla discriminazione.
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