Nessuno può aspettarsi che un impero crolli senza scuotere
la storia, tanto meno quando quell'impero ha concentrato il potere economico e
militare in una misura senza precedenti, in un mondo quasi totalmente
globalizzato.
Gli Stati Uniti, come vertice dell'impero capitalista, sono
riusciti a concentrare l'economia mondiale, a costruire la forza militare più
potente, a dominare i più grandi organismi di integrazione che dovrebbero
essere multilaterali e, a loro volta, hanno condensato il potere delle corporazioni
mediatiche sempre più cartellizzate a loro favore.
È un potere mostruosamente consolidato in quarantacinque
anni trascorsi dal dopoguerra in un mondo bipolare e in più di tre decenni di
unipolarismo, fatto a loro misura.
Se nessun impero prima aveva ottenuto così tanto potere sul
resto dell'umanità, non ci dovrebbero sorprendere i terremoti che provoca una
caduta così gigantesca.
Gli Stati Uniti e il loro esercito imperialista, la NATO,
stanno conducendo il mondo intero in una guerra senza fine per difendere la
storica conquista di essere riusciti a sostenere per tre decenni quel mondo da
essi dominato, in cui tutti i popoli, compresi i loro, sono potenziali vittime
dei loro attacchi multidimensionali e del "pubblico target" delle
loro operazioni psicologiche e comunicative.
Occorre sbarazzarsi dei vecchi paradigmi per capire che gli
Stati Uniti non hanno bisogno di un trionfo militare più grande che generare
caos, disunione e frammentazione dei paesi che non si subordinano a loro e,
anche, dei popoli che, al di là della loro stessi governi, osino ribellarsi ai
loro interessi, perché questa tigre di carta ferita ha imparato da tempo a
rafforzarsi nel caos degli altri.
LA VIOLENZA SCATENATA DAL MONDO UNIPOLARE
Per riassumere brevemente l'analisi che più volte abbiamo
fatto su quanto sta accadendo oggi in Ucraina, diremmo che questo Paese è lo
scenario in cui è in corso una guerra di Stati Uniti e NATO contro la Russia,
il cui obiettivo strategico è impedire il consolidamento del mondo multipolare
e sostenere il loro potere egemonico assoluto. Ha deciso di iniziare questa
guerra attaccando indirettamente, ovviamente, la terza potenza più forte che,
insieme alla Cina, rappresenta la più importante minaccia alla sua egemonia in
campo economico, militare, culturale e, quindi, anche politico.
Indebolendo la terza potenza, potrà concentrarsi sul suo
obiettivo principale, che è in definitiva la Cina. Con il coinvolgimento anche
del gigante asiatico in un conflitto armato, aumenterebbe rapidamente la
violenza che gli Stati Uniti esercitano su altri che rifiutano di sottomettersi.
Vale a dire, i paesi insubordinati dell'Asia occidentale con in testa l'Iran e
quelli dell’America Latina guidati da Cuba e Venezuela.
Con questo conflitto ai confini russi, inoltre, gli Stati Uniti
stanno recuperando il loro potere economico e militare sull'Europa, che cominciava
a dare segni di sovranità. Il risultato è un'Ucraina devastata e traumatizzata
dalla guerra, una delle tre maggiori potenze mondiali impegnata a risolvere un
conflitto senza impegnare tutta la sua potenza militare per non intensificare
la violenza in un Paese territorialmente e culturalmente così vicino, nel mentre
si misura con un’inusitata batteria di sanzioni economiche e con la censura mediatica.
Nonché un'Europa che fa una guerra su comando nel suo stesso campo, sempre più
indebitata e cominciando a sentire il peso della carenza di carburante e di
alimenti per essersi subordinata al capo della NATO.
Inoltre, questo conflitto ha già cominciato a incidere sulla
situazione ecologica di quella regione, con il ritorno all'uso massiccio del
carbone e con il pericolo latente di una guerra nucleare che cerca di
mimetizzarsi dietro il sipario di un incidente, di bombardamenti di impianti
nucleari, per evitare una risposta russa diretta al Nord America, che ovviamente
riguarderebbe anche l’America Latina.
I PIU' RECENTI ATTACCHI CONTRO LA CINA COME OBIETTIVO
STRATEGICO
Gli Stati Uniti, attraverso le operazioni delle loro
corporazioni come la Lockheed Martin - la più grande corporazione militare del pianeta
- le loro misure coercitive unilaterali mascherate da sanzioni, azioni
politiche aperte come la visita di Nancy Pelosi, intendono utilizzare Taiwan
nello stesso modo che stanno usando l'Ucraina, alimentando un conflitto esternalizzato
contro la Cina e continuando a fare pressione su presunti conflitti interni
nella regione autonoma Uigura dello Xinjiang.
Nel suo libro Geopolitica
multipolare, il ministro del Potere popolare per la difesa del
Venezuela, generale in capo Vladimir Padrino López, avverte che «Nella Escalation di Tucidide verso la tripolarità abbiamo illustrato ciò che vedremo presto
quando la zona occidentale della Cina, co- abitata da una popolazione musulmana
di etnia Uigur, inizierà a turbare la stabilità del circuito per impedire la
ripresa del vecchia Via della Seta», spiegando inoltre che ciò sta avvenendo
nel contesto di un riposizionamento delle forze occidentali nella regione
indo-pacifica.
IL RUOLO DELLE CORPORAZIONI MEDIATICHE E DELLE ONG NEL
GIUSTIFICARE LE INTERFERENZE
Se abbiamo imparato qualcosa in Venezuela, è l'importanza
delle corporazioni dei media e delle presunte organizzazioni non governative,
all'interno di guerre imperialiste multidimensionali, che preparano il terreno
per giustificare le interferenze e cercare di legittimare le leggi e tutti i
tipi di azioni unilaterali, extraterritoriali e di violazione del diritto
internazionale con cui gli Stati Uniti s’ingeriscono negli affari interni di
tutti i paesi del mondo, utilizzano a proprio piacimento organizzazioni
internazionali, compiono rapine e saccheggi come quelli dell'oro venezuelano,
del petrolio, delle società Citgo e Monómeros e, più recentemente, l'aereo
dell'Emtrasur, mentre manipolano l'opinione pubblica mondiale a favore delle
loro azioni.
Ovviamente, tutte queste dimensioni della guerra vengono
applicate anche contro la Cina. Partendo dall'avvertimento lanciato dal
generale in capo, dobbiamo ora prestare attenzione alla Legge
sulla prevenzione del lavoro forzato Uigur, che estende i divieti
di importazione sui prodotti fabbricati in quella regione, principalmente
cotone. Questo divieto ha già avuto conseguenze per il settore tessile in tutto
il mondo e ha avuto ripercussioni sull'economia interna della regione, cioè
proprio sul popolo Uiguro che sostiene di difendere.
Si tratta di circa 7 milioni di agricoltori che si dedicano
alla produzione di cotone, il cui sostentamento è messo a rischio da questa
misura arbitraria. Il che dimostra che è il perseguimento di azioni economiche
per minare la crescita dell'economia cinese, e non una sincera preoccupazione
per i diritti umani, a motivare questo tipo di azione da parte degli Stati
Uniti.
Come avviene anche in Venezuela, colpire la popolazione con
misure coercitive che si configurano come blocchi ma che la narrativa
filoimperialista chiama “sanzioni”, è diventato il loro modus operandi. Vengono
emessi divieti di importazione verso gli Stati Uniti e contro leader politici
del Paese, e poi vengono estesi ai paesi terzi che sono minacciati di misure
simili se non supportano detto blocco, facendo ricadere il peso delle conseguenze
economiche di tali misure sulle spalle dei popoli e violando i loro diritti
fondamentali.
Per questo motivo, "Durante la 46a sessione del
Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite appena conclusa, Cuba ha
rilasciato una dichiarazione congiunta a nome di 64 paesi, in cui esorta i
paesi interessati a smettere di interferire negli affari interni della Cina
attraverso la manipolazione delle questioni relative allo Xinjiang, ad
astenersi dal formulare accuse infondate contro la Cina per motivi politici e a
smettere di frenare lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo con il pretesto
dei diritti umani». In essa, tra l'altro, si denuncia il doppio standard adottato
dalle potenze occidentali quando si tratta di difendere i diritti umani.
Non è un caso che questa Legge interventista sia stata
introdotta nel 2020 anche dal senatore Marco Rubio, acerrimo nemico di Cuba e
del Venezuela. Infine, questa legge è stata convalidata da Joe Biden alla fine
di dicembre 2021 ed è entrata in vigore il 21 giugno 2022.
Né è un caso che questo tipo di leggi si mascherino dietro
una presunta difesa dei diritti umani e che si appoggino per questo su Human
Rights Watch e Amnesty International, che sono tra le organizzazioni che senza
mezze misure possiamo definire mercenarie che coprono e cercano di legittimare
l'ingerenza degli Stati Uniti, mentre sono timide, sorde e persino mute, quando
si tratta di denunciare le numerose violazioni dei diritti fondamentali
all'interno degli Stati Uniti e dei paesi della NATO. Tanto meno osano
denunciare le massicce violazioni dei diritti umani che questa ingerenza genera
nei paesi del Sud del mondo.
Ma, senza dubbio, la cosa più preoccupante di tutte è come
l'opinione pubblica mondiale venga manipolata dalle grandi multinazionali mediatiche,
sempre più massificate attraverso i social network e condizionate dagli
algoritmi di un'intelligenza artificiale che impara a controllarci ad ogni
ricerca che facciamo su Internet.
L'impero
delle fobie, che è stato promotore di islamofobia, russofobia e sinofobia,
continua nel suo tentativo di espandere e salvaguardare il proprio dominio,
imponendo la guerra e seminando il caos. La lotta per il mondo multipolare
guidata da Cina e Russia è accompagnata anche da Iran, Siria, Palestina, Cuba
e, naturalmente, Venezuela, tra gli altri paesi del mondo che rifiutano di
rinunciare alla loro sovranità e ipotecare il loro diritto
all'autodeterminazione. Perché solo in un mondo condiviso sarà possibile quella
“costruzione storica fondamentale per potersi sviluppare pienamente” che è la
pace
In quello stesso libro, il generale Padrino López afferma
brillantemente che "l'equazione della pace sarà sempre negoziata e si
presume che chi siederà a quel tavolo con maggior potere otterrà maggiori vantaggi
e benefici, motivo per cui il potere è la risorsa improrogabile da
conquistare".
La costruzione di quel potere non passa solo attraverso la
preparazione militare e lo sviluppo economico, ma implica, in linea di
principio, il raggiungimento dell'unità dei Popoli nella lotta per il mondo
multipolare e pluricentrico, che richiede una "opinione pubblica"
capace di svelare e contrastare la guerra comunicativa diretta dai cartelli mediatici
e dalla loro industria dell'intrattenimento.
Finché si continuerà ad accettare che gli Stati Uniti
destabilizzino il diritto internazionale in nome delle proprie leggi, impongano
guerre in nome della pace, violino le sovranità in nome della libertà,
impoveriscano i nostri popoli in nome dei diritti lavorativi e attacchino le
nostre democrazie in nome del loro modello liberale di democrazia, continueremo
ad essere deboli e, parafrasando Bolívar, saremo "strumenti ciechi della
nostra stessa distruzione".
Se l'ingerenza statunitense finisce per indebolire Cina e
Russia, tutta l'umanità corre il rischio di finire sommersa nell'autocrazia più
assoluta dell'imperialismo. Di tale portata è rischio che il mondo corre in questo
momento storico, ma per quanto è stato detto fin qui, l'opportunità è della
stessa dimensione.
*Analista politica e ricercatrice venezuelana