05/12/24

79° ANNIVERSARIO / SIAMO TUTTE FDIM!

Il 1° dicembre di 79 anni fa a Parigi veniva fondata la Federazione Democratica Internazionale delle Donne. A partire da lì tante lotte e tanti traguardi insieme... 


di Gabriela Cultelli*

 “E che tremi nelle sue profondità la terra
al sonoro ruggito dell’amore”

Era il 26 novembre 1945 e donne di 41 Paesi si organizzavano per la pace in quella Parigi febbrile per la vittoria recente, un anno e tre mesi prima, contro il fascismo. Proprio lì veniva fondata la Federazione Democratica Internazionaledelle Donne, e a partire da lì tante lotte insieme, i tempi duri della Guerra Fredda, un mondo che, come oggi, era sull’orlo dell’abisso, ed esse erano lì.

La prima presidente fu la rivoluzionaria francese Eugénie Cotton, allieva di Marie Curie, laureata in Scienze fisiche e docente presso il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS). E come lei tante altre. Erano le donne della guerra, quelle ch’ erano state prigioniere, torturate, quelle con il corpo macchiato e l'anima senza macchia, quelle che avevano perso figli e compagni, quelle che avevano rialzato con le proprie mani il Paese distrutto, quelle che non avevano più nulla da perdere dopo uno dei più grandi conflitti bellici del XX secolo. Il loro nord era sempre il sud e lì si legavano le lotte per i diritti delle donne e dell’infanzia, passando per le lotte anticoloniali, per l'eliminazione dell'apartheid, della discriminazione etnica e razziale, contro l'imperialismo, il potere patriarcale del capitale e quindi contro il fascismo, per la pace e il disarmo universale.

I richiami, in questi giorni, nascono spontanei, e sfociano in un abbraccio a distanza tra le compagne. L’attuale presidente, la compagna salvadoregna Lorena Peña, comandante di mille battaglie, ha scritto: “In questo 79° anniversario invio il mio abbraccio fraterno a tutti le compagne e le incoraggio a continuare a lottare unite per un mondo più giusto, nella pace e l’uguaglianza e per la sconfitta del capitalismo selvaggio e del fascismo patriarcale. Ispirate dalle nostre fondatrici, andiamo avanti! LUNGA VITA ALLA FDIM!”

E le congratulazioni e la memoria inestinguibile delle fondatrici sono apparse in tanti angoli di questo continente e del mondo, nei messaggi delle affiliate. Si sono rivissute le lotte per la liberazione delle donne, per la giustizia, per questo forgiare l'organizzazione di tutte giorno dopo giorno, per l'inesauribile resistere e il costante grido di speranza perché un altro mondo è possibile. Femministe di sinistra, come amano precisare, sono impegnate a favore della democrazia, della libertà, della giustizia sociale e ambientale e contro il fascismo, il neoliberalismo e il colonialismo, contro il patriarcato, convinte di “continuare la nostra lotta” come scrive un’altra compagna, perché qui “tutte siamo FDIM.”

(*) Gabriela Cultelli è editorialista e condirettrice del sito Mate Amargo, coordinatrice della sezione uruguaiana della Rete di Intellettuali e Artisti in Difesa dell'Umanità (REDH)


30/08/24

Palestina / «Esigiamo la liberazione immediata di Khalida Jarrar!»

 Appello dal Centro Regionale Arabo della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (FDIM/WIDF): Liberare Khalida Jarrar e tutti i detenuti palestinesi dalle prigioni israeliane!


Di fronte alla grave situazione che continua a subire il popolo palestinese, con i massacri continui perpetrati dal governo sionista con il totale appoggio dei governi degli Usa e dell'Unione europea, che ha già fatto più di 40mila vittime:

- torniamo ad esigere la liberazione immediata di Khalida Jarrar, giornalista e attivista detenuta abusivamente, come tutti i prigionieri politici palestinesi!

- Denunciamo la politica di occupazione israeliana di usurpazione della terra, espansione degli insediamenti e di espulsione dei palestinesi dalle loro case, distruggendo e ammazzando.

- Chiediamo che faccia passi avanti il negoziato tra i mediatori in Egitto e Qatar.

- Chiediamo lo scambio di prigionieri che includa i prigionieri israeliani a Gaza e i palestinesi detenuti, oltre a una tregua che consenta di raggiungere un cessate il fuoco permanente.

- Condanniamo la brutalità dell'occupazione israeliana di Gaza, Gerusalemme e Cisgiordania, così come le disumane condizioni dei prigionieri palestinesi, 350 dei quali sono donne.

Sollecitiamo la solidarietà internazionale dei popoli del mondo per fermare l'aggressione, restituire la terra usurpata e stabilire uno stato palestinese con Gerusalemme capitale.

#FreePalestine #FreeKhalidaJarrar

05/08/24

ICAN / L’eliminazione delle armi nucleari sarebbe il dono più grande che potremmo fare alle generazioni future

 Il 6 e il 9 agosto 2024 ricorre il 79° anniversario dei devastanti attacchi nucleari statunitensi contro Hiroshima e Nagasaki, che uccisero più di 210.000 persone, tra cui circa 38.000 neonati e bambini.

Hiroshima


In un nuovo importante rapporto pubblicato dall’ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), viene descritto in dettaglio il danno catastrofico inflitto ai bambini nelle due città giapponesi, così come a coloro che vivono vicino ai siti di test nucleari in tutto il mondo. La conclusione principale del rapporto è che i bambini hanno maggiori probabilità degli adulti di morire o subire gravi danni in un attacco nucleare, data la loro maggiore vulnerabilità agli effetti delle armi nucleari: calore, esplosioni e radiazioni. Il fatto che i bambini dipendano dagli adulti per la loro sopravvivenza li espone anche a un maggiore rischio di morte o di difficoltà in seguito a un attacco nucleare, a seguito della distruzione dei sistemi di supporto.

Questi effetti dovrebbero avere profonde implicazioni nei processi decisionali nei paesi che attualmente possiedono armi nucleari e in quelli che ne sostengono il mantenimento, come l’Italia, in quanto parte di alleanze militari. Anche se i bambini non hanno avuto alcun ruolo nello sviluppo di questi dispositivi apocalittici, sono quelli che soffriranno di più in caso di un loro utilizzo: questo è uno dei tanti motivi per cui tali armi devono essere urgentemente eliminate. 

Nelle parole del segretario generale dell’ONU, António Guterres: “Le armi nucleari sono la potenza più distruttiva mai creata. Non offrono sicurezza, solo carneficine e caos. La loro eliminazione sarebbe il dono più grande che potremmo fare alle generazioni future”.



21/07/24

No ai nuovi euromissili / Una campagna per un futuro di pace

 Awmr Italia- Donne della Regione Mediterranea ha derito alla campagna lanciata su Peacelink contro la dissennata decisione della NATO di schierare nuovamente in Germania gli euromissili che erano stati smantellati e proibiti con il trattato INF. Una decisione gravissima che contribuirà ad acuire le già altissime tensioni internazionali e ad avvicinare ulteriormente il rischio di una catastrofe nucleare.


Disegno R.Goffredo

La decisione della Nato di ritornare a schierare entro il 2026 gli euromissili che erano stati banditi dal trattato INF – come si dice nell’appello che accompagna il lancio della campagna – è di una gravità assoluta perché segna l’inizio di una nuova escalation nucleare in Europa.

Negli anni ‘80, consapevoli della gravità di questo rischio, l’Unione Sovietica e gli Sati Uniti, sotto la pressione di una grande mobilitazione dei movimenti pacifisti e col concorso di forze politiche europee più responsabili, firmarono il trattato sulle forze nucleari a medio raggio(INF), quelle più rischiose per l’Europa, perché costringeva i paesi europei a sacrificarsi facendo da “scudo” agli Stati Uniti in un eventuale confronto nucleare Est-Ovest.

Quel trattato, che portò all’eliminazione di 2692 missili e a un abbassamento sostanziale del rischio e delle tensioni internazionali, è stato annullato, inizialmente dagli Stati Uniti nel 2018, e oggi la NATO ha deciso di schierarne di nuovi in Germania.

Tale decisione contribuisce in maniera sconsiderata ad avvicinare il rischio di una catastrofe nucleare in Europa e, mentre le superpotenze nucleari si rimpallano colpe e responsabilità, i governanti europei, invece di adoperarsi per risolvere in modo ragionevole e condiviso le controversie e i conflitti, ci stanno trascinando nuovamente nella spirale di un avventurismo bellicista, di cui l’opinione pubblica fatica a percepire la pericolosità.

«Con i nuovi missili ipersonici la situazione può sfuggire di mano – avverte l’appello – anche per un semplice errore e le decisioni di rappresaglia nucleare vengono prese in una manciata di secondi. Oggi in gioco c’è il rischio di una guerra nucleare sempre più vicina con la decisione della Nato. È responsabilità di ciascuno di noi prendere posizione e chiedere ragionevolezza. Facciamo sentire la nostra voce prima che i nuovi euromissili vengano installati».

Per sottoscrivere l’appello e aderire alla campagna: www.peacelink.it/noeuromissili     

13/07/24

Controvertice / 75 anni di Nato sono troppi

Mentre la NATO concludeva il suo vertice a Washington e Biden teneva una conferenza stampa cruciale, i media mainstream continuavano freneticamente a concentrarsi sull’età e sulle capacità cognitive di Biden. È troppo vecchio e disorientato per guidare il “mondo libero”? È riuscito a superare la conferenza stampa senza inciampare troppe volte? Nella copertura mediatica del vertice, tuttavia, si è persa una seria discussione sull’età avanzata della NATO e sulla capacità della NATO di guidare il cosiddetto“mondo libero”.

La Piovra NATO

di Medea Benjamin*, World Beyond War

A 75 anni, la NATO non è invecchiata bene. Nel 2019, il presidente francese Emmanuel Macron aveva già lanciato l’allarme, accusando la NATO di “morte cerebrale”. Mentre l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha dato alla NATO una nuova prospettiva di vita, l’adesione della NATO all’Ucraina rende di fatto il conflitto – e il mondo – più pericoloso.

Ricordiamo perché è stata fondata la NATO. Mentre dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale andavano emergendo i contorni della Guerra Fredda, dieci nazioni europee, insieme agli Stati Uniti e al Canada, si univano nel 1949 per creare un’alleanza che nelle loro dichiarazioni doveva scoraggiare l’espansione sovietica e, grazie a una forte presenza nordamericana nel continente, fermare la rinascita del militarismo nazionalista in Europa e incoraggiare l’integrazione politica europea. Ovvero, secondo una battuta del primo segretario generale dell’alleanza, Lord Ismay, il suo scopo era “tenere i sovietici fuori, gli americani dentro e i tedeschi sotto”.

Sono passati decenni da quando l’Unione Sovietica è collassata e le nazioni europee si sono ben integrate. Allora perché la NATO continua ad esistere? Quando l’Unione Sovietica crollò nel 1991, insieme alla sua alleanza militare chiamata Patto di Varsavia, la NATO avrebbe potuto – e avrebbe dovuto – dichiarare vittoria e chiudere. Invece, è passato dai 16 membri nel 1991 ai 32 membri di oggi.

La sua espansione verso est non solo ha violato le promesse fatte dal segretario di Stato James Baker al leader sovietico Mikhail Gorbaciov, ma è stata un grave errore. Il diplomatico americano George Keenan avvertì nel 1997 che “l’espansione della NATO sarebbe stato l’errore più fatale della politica americana nell’intera era post-Guerra fredda”. In effetti, sebbene l’espansione della NATO non legittimi l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, ha comunque provocato la Russia e acceso nuove tensioni. I membri della NATO hanno anche svolto un ruolo chiave nel colpo di stato ucraino del 2014, nell’armamento e nell’addestramento delle forze ucraine in preparazione della guerra con la Russia e nell’annullamento dei negoziati che avrebbero potuto porre fine alla guerra nei suoi primi due mesi.

Dopo due anni di guerra brutale, il vertice NATO si è concentrato su come sostenere i fallimentari sforzi dell’Ucraina per respingere la Russia. L’insistenza sulla creazione di uno scenario “a prova di Trump”, che garantirebbe all’Ucraina miliardi di aiuti militari per gli anni a venire e un “percorso irreversibile” verso l’adesione alla NATO, è in realtà una garanzia che la guerra si trascinerà per anni – proprio perché l’adesione alla NATO è la preoccupazione numero uno della Russia. Al vertice non si è parlato di come porre fine alla guerra procedendo verso un cessate il fuoco e colloqui di pace. Perché? Perché la NATO è un’alleanza militare. L'unico strumento che ha è un martello.

Abbiamo visto la NATO brandire illegalmente e senza successo questo martello in un paese dopo l’altro negli ultimi 30 anni. Dalla Bosnia e la Serbia all’Afghanistan e alla Libia, la NATO ha giustificato questa violenza e destabilizzazione con la pretesa di difendere “l’ordine basato sulle regole”, violando ripetutamente i precetti fondamentali della Carta delle Nazioni Unite.

La NATO è ora un colosso militare con partner ben oltre il Nord Atlantico, che circonda il globo dalla Colombia alla Mongolia all’Australia. Si è rivelata un’alleanza aggressiva che avvia e intensifica le guerre senza consenso internazionale, esacerba l’instabilità globale e dà priorità agli accordi sugli armamenti rispetto ai bisogni umanitari. La NATO fornisce una copertura agli Stati Uniti per posizionare armi nucleari in cinque nazioni europee, avvicinandoci alla guerra nucleare in violazione sia del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari che del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. La NATO ci sta mettendo tutti in pericolo nel disperato tentativo di riaffermare l’egemonia globale degli Stati Uniti in quello che oggi è un mondo multipolare.

Il 75° anniversario della NATO è il momento opportuno per fare il punto sulla visione obsoleta del mondo della NATO e sulle violazioni del diritto internazionale. La NATO dovrebbe essere messa a tacere in modo da poter rivitalizzare e democratizzare la sede adeguata per affrontare i conflitti globali: le Nazioni Unite.

(trad. AWMR Italia)

https://worldbeyondwar.org/similar-to-biden-nato-is-aged-and-unfit-for-leadership/

*Medea Benjamin è co-fondatrice del gruppo pacifista CODEPINK Women for Peace, che aderisce alla rete Global Women for Peace united against NATO (GWUAN). È autrice di numerosi libri, tra cui Guerra in Ucraina: dare un senso a un conflitto insensato, scritto in collaborazione con Nicolas J.S. Davies. Il suo libro più recente, scritto in collaborazione con David Swanson, è “NATO: What You Need to Know”.



 

08/07/24

Washington DC / “Espansionismo e guerre sono la vera natura della NATO globale”

In apertura del contro-vertice “No NATO – Yes Peace”, che ha riunito nella capitale Usa, il 6 e 7 luglio 2024, migliaia di attiviste e attivisti pacifisti provenienti da ogni parte del mondo, la parlamentare tedesca di origine curda, Sevim Dagdelen*, ha pronunciato un “J’accuse” puntuale e coraggioso nei confronti della vera natura aggressiva e bellicista dell’Alleanza Atlantica.

Sevim Dagdelen (Washington DC, 6-7 luglio 2024)

Giusto in tempo per il suo 75° anniversario, la NATO ha gettato la maschera. E il vertice della NATO dei prossimi giorni a Washington è un momento particolarmente illuminante in questo smascheramento. La storia dell'Illuminismo ci insegna a non prendere mai per oro colato l'immagine che una persona o un'organizzazione dà di sé. Lo stesso vale per le prime fonti delle idee illuministiche nell’antica Grecia. I greci già ebbero questa intuizione. Sopra il Tempio di Apollo era incisa la massima: conosci te stesso!

Se prendiamo questa ingiunzione non alla leggera, come un gentile promemoria dei limiti del pensiero umano, ma anche nel senso su cui insisteva il filosofo presocratico greco Eraclito – cioè che “spetta a tutti gli uomini conoscere se stessi e pensare bene” – allora dobbiamo considerare la conoscenza di sé come qualità umana essenziale, che forse dovrebbe applicarsi anche alle nostre organizzazioni.

Con la NATO, invece, sembra che avvenga esattamente il contrario. Per la NATO, la negazione della sua vera natura fa parte dell’essenza dell’organizzazione. O, per dirla in altro modo, l’identificazione quasi totale con l’immagine di sé fa parte dell’essenza dell’alleanza militare. È ancora più sorprendente, quindi, che i media occidentali si accontentino così spesso di restituire al pubblico migliaia di iterazioni di questa immagine di sé, senza fare domande e senza fermarsi a considerare se l’immagine rappresenta adeguatamente la realtà.

In effetti, 75 anni di NATO equivalgono a 75 anni di negazione, anche se con una drammatica espansione di scala e portata negli ultimi anni.

Ciò è dovuto in parte al fatto che i tre grandi miti della NATO stanno ormai tramontando.

Il primo è il mito centrale di una NATO organizzata come una comunità di difesa impegnata nel rispetto del diritto internazionale: una NATO che è una comunità di stati costituzionali che sostengono la legge e consentono al diritto internazionale di governare le sue azioni, come se esistesse per nessun altro scopo se non quello di difendere il territorio dei suoi membri.

Ma se interroghiamo le reali politiche della NATO, cosa troviamo?

01/07/24

FDIM/WIDF- Per una azione permanente contro la guerra

“No alla guerra! Solidarietà dei popoli contro l’imperialismo!” era il tema centrale del webinar europeo della FDIM/WIDF tenutosi il 29 giugno 2024, organizzato dall’Ufficio regionale europeo della Federazione Democratica Internazionale delle Donne.

Webinar europeo della FDIM/WIDF (29 giugno 2024)


Al webinar hanno partecipato le organizzazioni europee della FDIM/WIDF, la presidente internazionale della FDIM/WIDF Lorena Peña, le rappresentanti delle organizzazioni di Europa, America Latina e Caraibi, Paesi arabi, Africa, Asia affiliate alla FDIM/WIDF: Christina Skaloubaka, presidente della Federazione delle Donne di Grecia (OGE) e Mairini Stefanidis, co-coordinatrice della regione europea FDIM/WIDF per conto della stessa Federazione delle donne greche (OGE); Ada Donno, vicepresidente della FDIM/WIDF per l’Europa e presidente dell'Associazione Donne della Regione Mediterranea (AWMR Italia); Liz Payne presidente dell'Assemblea Nazionale delle Donne in Gran Bretagna (NAW); Eleni Evagorou segretaria organizzativa del Movimento delle donne POGO, Cipro; Regina Marques, Movimento Democratico delle Donne (MDM), Portogallo; Aslıhan Çakaloğlu dei Comitati di Solidarietà delle Donne (UWEF) Turchia. Marta Martin del Movimento Democratico delle Donne (MDM), Spagna. Nisreen Morqus, Presidente del Movimento Democratico delle Donne (MDWI), Israele. Azar Sepehr dell'Organizzazione democratica delle donne iraniane in Gran Bretagna (DOIW); Intisar Elwazir vicepresidente della FDIM/WIDF per i Paesi Arabi, presidente dell’Unione Generale delle Donne Palestinesi; Anahí Arizmendi portavoce del Frente Bicentenario de Mujeres 200, Venezuela; Fernanda Larrainzar, Presidente della Organizacion de Mujeres Trabajadoras de Mexico (OMTM)
Hanno portato i loro saluti i rappresentanti del Consiglio Mondiale della Pace (CMP), della Federazione Sindacale Mondiale (FSM), della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (FMGD).

Riportiamo qui la relazione di Ada Donno (Awmr Italia).

Care amiche e compagne, innanzitutto vorrei ringraziare le nostre compagne della OGE-Federazione delle donne greche, Mairini e Cristina, insieme a tutto l'ufficio regionale europeo della FDIM/WIDF per lo sforzo organizzativo che ci permette di essere qui riunite a discutere e costruire un’agenda comune, che vogliamo attuare nel prossimo futuro.

Perché un’agenda comune incentrata sull'azione permanente contro la guerra? Permettetemi di rispondere a questa domanda semplicemente nominando due motivi di mia grande preoccupazione e angoscia. La prima è che le recenti nomine ai massimi livelli decisionali dell’Ue e della Nato, decise pochi giorni fa dai governi, non ci rassicurano, anzi, ci preoccupano e ci inquietano ancora di più. Il nuovo Segretario generale della NATO è, se possibile, ancora più atlantista e guerrafondaio del precedente, Stoltenberg. Con la crescita dell’estrema destra nel Parlamento europeo e la rielezione della signora Von der Leyen a capo dell’UE, siamo, se possibile, un altro passo avanti verso la guerra.

Il secondo motivo di inquietudine è osservare come l’elezione di donne ai più alti livelli decisionali non è sempre sinonimo o segno di progresso e di pace. Come è nel caso della nomina a capo della politica estera dell’UE della prima ministro estone, la signora Kallas, nota per le sue opinioni guerrafondaie e visceralmente russofobe, a favore del riarmo totale dell’Europa. O come è nel caso della prima ministra italiana Meloni, neofascista e dichiaratamente nemica dei diritti delle donne.

Da un lato, la nomina di tali figure femminili è indice di un completo travisamento e di un uso strumentale dell’uguaglianza delle donne, un espediente che serve ad attenuare agli occhi della gente comune la paura di trovarci sull’orlo del baratro e a distrarci dall’impressione che le istituzioni europee siano nelle mani di pazzi furiosi che non arretrano neppure davanti alla prospettiva di una guerra totale e nucleare.

Purtroppo vediamo come un’ideologia reazionaria e misogina stia guadagnando terreno in paesi come Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia, e come l’estrema destra stia occupando le istituzioni democratiche, anche quando non è dentro i governi.

Sappiamo che esiste una connessione molto stretta tra il pensiero che si oppone all’avanzamento delle politiche di uguaglianza di genere e quello che considera la guerra come unica soluzione per le controversie internazionali, e quindi sostiene l’escalation del militarismo nelle società e il riarmo totale.

Ecco perché l’Awmr Italia – Donne della Regione Mediterranea ha partecipato attivamente alla recente mobilitazione contro il vertice del G7, che ha avuto luogo a metà giugno nel Sud Italia, dove i cosiddetti "sette grandi" si sono incontrati per confermare la loro volontà di accelerare la transizione delle economie capitaliste verso la "economia di guerra" con programmi di riarmo, di continuare a finanziare piani di guerra che possono avere risultati catastrofici per tutta l'umanità.

In una tavola rotonda su “DONNE CONTRO L’ECONOMIA DI GUERRA” – tenutasi nell’ambito delle attività contro il G7 – abbiamo detto che è vergognoso che si continui a sprecare risorse in un frenetico riarmo, quando solo una parte della spesa militare dei paesi G7 basterebbe a eliminare la fame, le malattie e la mortalità infantile dalla faccia del pianeta, a risolvere i problemi del riscaldamento globale e del drammatico deterioramento ambientale, a promuovere i diritti umani delle donne e delle ragazze ovunque vengano violati.

Noi donne abbiamo denunciato, quale causa principale del disagio della maggioranza delle donne, lo stesso modello di sviluppo capitalistico, sia per la distruttività insita nei processi di supersfruttamento del lavoro, sia per il deterioramento dei beni materiali e umani, l’aumento sistematico delle disuguaglianze e della povertà, e infine la guerra, divenuta un progetto operativo permanente di un sistema economico-politico-militare che cerca di sottomettere il pianeta e l’umanità che lo abita agli interessi lucrativi di pochi dominatori.

Gli slogan che le donne hanno gridato nella marcia contro il G7 a Fasano in Puglia sono stati: Non un soldo, non un soldato per le guerre della NATO! GIÙ LE MANI DAI DIRITTI DELLE DONNE! BASTA escalation militare! Fermare il GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE!

Inoltre, come Awmr Italia stiamo partecipando alla campagna di mobilitazione internazionale contro le basi USA/NATO promossa dalla rete Global Women for Peace united against NATO: con l’occasione del 75° anniversario della fondazione dell'Alleanza Atlantica ne andiamo denunciando il carattere sempre più aggressivo e guerrafondaio, l’espansione illimitata che ha destabilizzato pericolosamente le relazioni internazionali e alimentato conflitti che ci mettono sempre più a rischio di una catastrofe globale.

75 anni di NATO sono troppi e hanno già fatto troppi danni! La permanenza delle basi USA/NATO impone ai nostri paesi il coinvolgimento nelle operazioni di guerra della NATO in tutti i continenti che già fanno presagire uno scenario di terza guerra mondiale. A cui si aggiungono le ricadute sulla società delle politiche di riarmo e militarizzazione, con la sottrazione di risorse pubbliche, che dovrebbero invece essere destinate al benessere sociale, alla sanità, all’istruzione, al lavoro e alla tutela dell’ambiente.

Chiediamo un cambiamento radicale nelle politiche europee: noi donne guardiamo a un’altra Europa, dove vigano pace, solidarietà, liberazione per le donne e gli uomini che ci vivono, accoglienza e rispetto verso le donne e gli uomini che vogliono venire a viverci, senza discriminazioni, sfruttamento, nessuna oppressione, nessuna guerra.

Care compagne, nei prossimi mesi e anni dovremo impegnarci per accrescere la presenza della nostra FDIM/WIDF in Europa, per rafforzare l'ufficio di coordinamento europeo, coinvolgere le organizzazioni affiliate attorno all'obiettivo comune di fermare la guerra, fermare l’avanzata del militarismo e del bellicismo, realizzare il progetto di quello che abbiamo chiamato "tribunale di coscienza" internazionale contro i crimini di guerra e il genocidio a Gaza, come proposto dalla nostra presidente Lorena Peña.

Vorrei chiudere questo mio intervento ringraziando ancora una volta l'OGE e l'ufficio regionale europeo per il loro sforzo organizzativo che ci permette di essere qui riunite, per discutere e costruire un'agenda comune delle donne che vogliamo attuare nei prossimi mesi e anni, attraverso un piano d’azione che coinvolga le organizzazioni affiliate alla FDIM/WIDF in tutta la Regione europea, da Ovest a Est, in collaborazione con quelle delle altre aree regionali – in primo luogo la Regione Araba – per la costruzione di un Mar Mediterraneo di pace, giustizia, accoglienza , diritti e solidarietà. Grazie.

 



30/06/24

“No alla guerra! Solidarietà dei popoli contro l’imperialismo!” / Webinar europeo della FDIM/WIDF

 Si è tenuto sabato 29 giugno 2024, dalle ore 18 (ora della Grecia) alle 21, il webinar organizzato dall’Ufficio regionale europeo della Federazione Democratica Internazionale delle Donne sul tema: “Mobilitiamoci contro la guerra. Rafforziamo la nostra solidarietà con tutti i popoli che subiscono l’aggressione e l’occupazione imperialista. No alla guerra!”.

"No alla guerra!"/ Webinar europeo della FDIM/WIDF

Hanno partecipato le organizzazioni europee della FDIM/WIDF, la presidente della FDIM/WIDF Lorena Peña, le rappresentanti delle organizzazioni di Europa, America Latina e Caraibi, Paesi arabi, Africa, Asia affiliate alla FDIM/WIDF. Sono stati invitati a portare il loro saluto i rappresentanti del Consiglio Mondiale della Pace (CMP), della Federazione Sindacale Mondiale (FSM), della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (FMGD). 

Dopo il benvenuto di Christina Skaloubaka, presidente della Federazione delle Donne di Grecia (OGE) e la relazione introduttiva di Mairini Stefanides, co-coordinatrice della regione europea FDIM/WIDF per conto della Federazione delle donne greche (OGE), hanno portato il loro saluto Lorena Peña Mendoza, Presidente della FDIM/WIDF e Iraklis Tsavdaridis, segretario esecutivo del World Peace Council (CMP/WPC).

Sono seguite quindi le relazioni di
- Ada Donno, vicepresidente della FDIM/WIDF per l’Europa, presidente dell'Associazione Donne della Regione Mediterranea (AWMR), Italia.
- Liz Payne presidente dell'Assemblea Nazionale delle Donne in Gran Bretagna (NAW).
- Eleni Evagorou segretaria organizzativa del Movimento delle donne POGO, Cipro.
- Regina Marques, Movimento Democratico delle Donne (MDM), Portogallo.
- Aslıhan Çakaloğlu dei Comitati di Solidarietà delle Donne (UWEF) Turchia.
- Marta Martin del Movimento Democratico delle Donne (MDM), Spagna.
- Nisreen Morqus, Presidente del Movimento Democratico delle Donne (MDWI), Israele.
- Azar Sepehr dell'Organizzazione democratica delle donne iraniane in Gran Bretagna (DOIW).
Interventi di saluto:
- Intisar Elwazir vicepresidente della FDIM/WIDF per i Paesi Arabi, presidente dell’Unione Generale delle Donne Palestinesi
- Anahí Arizmendi portavoce del Frente Bicentenario de Mujeres 200, Venezuela
- Fernanda Larrainzar, Presidente della Organizacion de Mujeres Trabajadoras de Mexico (OMTM)

In chiusura, la proposta di un PIANO D’AZIONE da adottare per l’immediato futuro dalle organizzazioni europee della FDIM/WIDF è stata presentata da Christina Skaloubaka, presidente della Federazione delle Donne di Grecia (OGE), i cui punti essenziali sono:

1) Di fronte ai piani criminali della NATO che coinvolgono i nostri paesi e i nostri popoli in una sanguinosa guerra imperialista, le organizzazioni della FDIM/WIDF sono chiamate a mobilitarsi con iniziative di lotta. In vista del vertice della NATO che si svolgerà dal 9 all’11 luglio a Washington la WIDF e le sue organizzazioni s’impegnano a promuovere iniziative per informare le donne nei nostri paesi sugli sporchi e pericolosi piani della NATO e segnalare la nostra opposizione ad essi con mobilitazioni di massa.

2) In considerazione del genocidio in corso ai danni del popolo palestinese da parte del sanguinario Stato israeliano, le organizzazioni affiliate alla FDIM/WIDF dovranno organizzare una protesta di massa in ogni paese davanti alle ambasciate di Israele e con una presenza parallela di solidarietà nelle ambasciate palestinesi in ogni paese.

3) Questa azione contro la guerra dovrà essere permanente. Non può avere una data di fine e quindi la nostra campagna avrà un carattere duraturo.

In questa direzione possiamo ad esempio cogliere l’occasione della data del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, per evidenziare il lato violento della guerra e le sue conseguenze sulla vita delle donne, dal momento che i governi e le organizzazioni imperialiste fanno di tutto per nasconderli.

 29 giugno 2024



26/06/24

LETTERA APERTA AI GIOVANI SULLA TERZA GUERRA MONDIALE

 “So che quando la maggior parte dei giovani guarda al futuro, ha molta paura e poca speranza”


di Boaventura de Sousa Santos* - Diario 16, Spagna

Mi rivolgo ai giovani come qualcuno che, a causa della sua età, non combatterà nella prossima guerra mondiale (Terza Guerra Mondiale) e forse non ne vedrà nemmeno l'inizio. Vorrei solo trasmettere le seguenti idee, che ritengo fondate: sono convinto che la Terza Guerra Mondiale si avvicina; a differenza delle precedenti, il campo di battaglia sarà l'intero pianeta e, per la prima volta, includerà il territorio statunitense; non importa quanto sofisticate saranno la tecnologia militare e l’intelligenza artificiale su cui si fonderà, essa richiederà soldati sul campo che moriranno a milioni, insieme a popolazioni civili innocenti più che in qualsiasi guerra precedente; questi soldati saranno i giovani e non i signori della guerra, siano essi politici (che non sottoporranno mai a referendum la decisione di fare la guerra) o uomini d'affari e azionisti delle aziende del complesso militare-industriale; l’unica certezza che abbiamo riguardo alla guerra è che sappiamo quando inizia, ma non quando finisce; la specificità della Terza Guerra Mondiale è che quando finirà (tutte le guerre finiscono), per la prima volta sarà a rischio non solo la sopravvivenza della specie umana, ma anche la vita non umana sul pianeta. È una previsione distopica, ma sufficientemente realistica perché le religioni incentrate sull’idea dell’apocalisse possano proliferare oggi. A differenza di esse, il mio messaggio è spinoziano, cioè si basa sulla dialettica della paura e della speranza.

So che quando la maggior parte dei giovani guarda al futuro, ha molta paura e poca speranza. Se vuoi avere più speranza, devi essere pronto a instillare paura nei potenti di questo mondo, che apparentemente hanno smesso di aver paura dei loro nemici e vivono in un’orgia di speranza. Prima di andare avanti, voglio dire ai giovani che, anche se sono nato in Europa, parlo dal Sud del mondo attraverso la lente delle epistemologie meridionali. E per questo motivo quanto ho detto sopra è vero solo a metà. Vista dal Sud del mondo, la Terza Guerra Mondiale è già iniziata (basti ricordare Iraq, Afghanistan, Libia e Siria). Quando parlo della futura Terza Guerra Mondiale, intendo solo che la portata della guerra esistente aumenterà in modo esponenziale e che raggiungerà anche i paesi del Nord globale, una condizione sine qua non affinché qualcosa diventi globale, che sia una guerra o una pandemia.

Interesse nel promuovere la guerra

In ogni guerra c'è un paese o un impero particolarmente interessato a promuovere la guerra. Nella Prima Guerra Mondiale il più aggressivo fu l’impero tedesco; nella Seconda, la Germania di Hitler. Nessuno nel Sud del mondo crede che la Russia o la Cina siano interessate a promuovere la guerra. Gli imperi in ascesa preferiscono le relazioni a somma positiva alle relazioni a somma zero (come la guerra). La loro ascesa e il loro aumento di influenza si basano sul fornire vantaggi reali ai nuovi alleati, anche se sono soggetti a condizioni di subordinazione. Ecco perché favoriscono la diplomazia e il multilateralismo.

22/06/24

Webinar europeo della FDIM/WIDF / “No alla guerra! Solidarietà dei popoli contro l’imperialismo!”

 

L’Ufficio regionale europeo della Federazione Democratica Internazionale delle Donne invita al webinar che si terrà sabato 29 giugno 2024, dalle ore 18 (ora della Grecia) alle 21, sul tema: “Mobilitiamoci contro la guerra. Rafforziamo la nostra solidarietà con tutti i popoli che subiscono l’aggressione e l’occupazione imperialista. No alla guerra!”.



Interverranno: le organizzazioni europee della FDIM/WIDF, la presidente della FDIM/WIDF, rappresentanti di organizzazioni della FDIM/WIDF da America Latina e Caraibi, Paesi arabi, Africa, Asia; del Consiglio Mondiale della Pace (CMP), della Federazione Sindacale Mondiale (FSM), della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (FMGD). 

AGENDA (provvisoria):
- Benvenuto di Christina Skaloubaka, presidente della Federazione delle Donne di Grecia (OGE).
- Introduzione di Mairini Stefanides, co-coordinatrice della regione europea FDIM/WIDF per conto della Federazione delle donne greche (OGE)
- Intervento di Lorena Peña Mendoza, Presidente della FDIM/WIDF.
- Saluto di Iraklis Tsavdaridis, Segretario Esecutivo del World Peace Council (CMP/WPC).
- Saluto di Cinzia Della Porta, del Segretariato della Federazione Mondiale dei Sindacati (FSM/WFTU) e Coordinatrice del Segretariato delle Donne della FSM.
 
Relatrici:
- Ada Donno, vicepresidente della FDIM/WIDF per l’Europa, presidente dell'Associazione Donne della Regione Mediterranea (AWMR), Italia.
- Liz Payne presidente dell'Assemblea Nazionale delle Donne in Gran Bretagna (NAW).
- Eleni Evagorou segretaria organizzativa del Movimento delle donne POGO, Cipro.
- Regina Marques, Movimento Democratico delle Donne (MDM), Portogallo.
- Aslıhan Çakaloğlu dei Comitati di Solidarietà delle Donne (UWEF) Turchia.
- Marta Martin del Movimento Democratico delle Donne (MDM), Spagna.
- Nisreen Morqus, Presidente del Movimento Democratico delle Donne (MDWI), Israele.
- Azar Sepehr dell'Organizzazione democratica delle donne iraniane in Gran Bretagna (DOIW).
Interventi di saluto:
- Intisar Elwazir vicepresidente della FDIM/WIDF per i Paesi Arabi, presidente dell’Unione Generale delle Donne Palestinesi
- Anahí Arizmendi portavoce del Frente Bicentenario de Mujeres 200, Venezuela
- Fernanda Larrainzar, Presidente della Organizacion de Mujeres Trabajadoras de Mexico (OMTM)
- Chiusura e proposta di piano d'azione a cura di Christina Skaloubaka presidente della Federazione delle Donne di Grecia (OGE)
 
È prevista inoltre la presenza di:
Marcia Campos, ex-Presidente della WIDF
Skevi Koukouma, vicepresidente FDIM/WIDF e Segretario generale di POGO, Cipro
• Sig.ra Nguyen Phuong Nhung, Unione Donne del Vietnam (VWU)
• Sig.ra Nguyen Hoang Bich, dell’Unione Donne del Vietnam (VWU)
Elena Linarez, presidente del Movimento delle Donne “Clara Zetkin”, Venezuela
Milena Fiore, AWMR Italia
Rita Carole Rojas Farfan, dell'Union Popular de Mujeres Peruanas, Perù
Yoshiko Saeki, Federazione giapponese delle organizzazioni femminili (FUNDAREN)
Pam Flynn – responsabile del lavoro per la pace nella NAW, Gran Bretagna
Bernadette Keaveney - esecutivo della NAW, Gran Bretagna
Mor Stoller, Movimento Democratico delle Donne (MDWI), Israele
Omiama abu Ras del Movimento Democratico delle Donne (MDWI), Israele
Angela Brandão, Movimento Democratico delle Donne (MDM), Portogallo
Gizem Batı, Comitati di solidarietà femminile (UWEF Turchia)
Serap Emir, Comitati di solidarietà femminile (UWEF Turchia)
 
I lavori si svolgeranno con traduzione simultanea in inglese, spagnolo, arabo.
Per info e richiesta di partecipazione scrivere entro il 25 giugno a: oge.greece@gmail.com

#FDIM/WIDF

04/06/24

La scalata della NATO alla guerra e i governi più stupidi d'Europa



La blogger tedesca Tanja Stopperlancia l’allarme contro l’escalation della guerra: "Con un cocktail letale di veleno fatto di ipocrita arroganza, ignoranza profonda, totale negazione della realtà e gigantesca megalomania, la NATO, ubriaca di guerra, si sta apertamente e deliberatamente dirigendo verso uno scontro diretto con la Russia sotto gli occhi di tutti..."

Così facendo non vuole solo continuare la guerra per procura, ma vuole portare i propri soldati in Ucraina allo scontro diretto con i soldati russi e attaccare la Russia con le proprie armi nucleari…”

Il confronto indiretto attraverso la guerra per procura non è più sufficiente e così si spinge verso la Terza Guerra Mondiale. Perché uno scontro diretto non può che sfociare in una guerra nucleare. Ciò significa che i fanatici presunti "difensori della moralità" – primo fra tutti il ​​governo tedesco – danno seriamente per scontato che vinceranno una guerra nucleare.

Abbiamo il governo più stupido d'Europa, perché dice di voler assumere anche qui il ruolo di leadership. In realtà, i nostri signori della guerra ci stanno portando in un abisso nucleare.

 Virtù cardinali o vizi cardinali?

Secondo la “dottrina del benefattore”, noi siamo i bravi ragazzi. Almeno questo è quello che i servizi stampa e gli stessi chef ci ripetono costantemente. Buon appetito! Indurre il cambiamento di mentalità verso una società di guerra richiede la convinzione di far parte dei bravi ragazzi. Perché questo giustifica tutto, pensano. Lo chiamano "orientare al valore". Ma fai attenzione: può rimanerti in gola molto presto!

La puerile strategia autoritaria non potrebbe essere più semplice: la “dottrina del benefattore”. E i bravi ragazzi fanno solo cose buone, ecco perché sono bravi. Ciò non solo rende superflue le domande critiche sulle loro azioni e dichiarazioni, ma significa anche che, se li critichi, sei già uno dei cattivi. Gli argomenti possono essere ragionevoli quanto si vuole, ma sono irrilevanti, il contenuto non interessa. 

Poiché il "mangia o muori" non lascia alcun margine di manovra, è tracciato un percorso la cui corsia a scartamento ridotto è stata murata in cemento su entrambi i lati. A intervalli regolari si va ai box per il rifornimento di pressione dell'indottrinamento (buonooo, buonoooo, buonooooo ...) e per renderlo più facile da tollerare e rinforzarlo, c'è poi sempre la pillola amara (Putin è stato di nuovo cattivo, quindi dobbiamo fare qualcos’altro di buono, ad esempio alimentare la guerra con armi e munizioni e sperare in "risposte" dai sistemi di allarme precoce dei missili nucleari russi) ... 

Strategia comunicativa: asserire la moralità e praticare l'amoralità

 Può essere così facile quando sei dalla parte del bene, perché non c'è bisogno di mettere in discussione nulla. Hai solo bisogno dei termini giusti per suscitare clamore superficiale, perché non importa cosa c'è dentro. Va tutto bene fuori e male dentro.

Diamo ora uno sguardo più da vicino: cosa c'entra tutto questo con l'orientamento ai valori? Il "buono" non è un valore: ciò che è buono dovrebbe essere prima definito in modo più preciso attraverso dei principi. La “dottrina del bene” dovrebbe essere ricca di contenuti se l’orientamento ai valori dovesse essere preso sul serio. Cosa ci sarebbe di più ovvio che citare le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, coraggio e moderazione come valori più alti dell'azione morale? «Ubriachi di giustizia, incommensurabilmente coraggiosi e davvero intelligenti (crediamo) gettiamo le nostre armi nella battaglia ucraina», ha giustamente affermato Thomas Fasbender.

Secondo il filosofo Thomas Pieper, però, la saggezza viene prima; è la misura della giustizia, del coraggio e della moderazione. Azione saggia significa quindi considerazione, autocontrollo, ragione e, soprattutto, prudenza. In breve: moralità.

Ciò significa: 1. ripetere che “Abbiamo il governo più stupido d’Europa”; 2. che il nostro governo e la NATO affermano di agire in modo moralmente orientato ai valori, ma praticano esattamente il contrario. Nietzsche e de Sade probabilmente ne sarebbero felicissimi. 

Quod erat demonstrandum. 

A che serve dire poi "avevo ragione"? 

Ora siamo al punto su cui avevamo messo in guardia più di due anni fa, perché era prevedibile che accadesse se non si cambiava rotta. Non esiste altra strategia: "Noi" (!) dobbiamo vincere, qualunque cosa accada e a qualsiasi costo, perché "noi" abbiamo ragione."

Ma, come dice il colonnello (in pensione) Wolfgang Richter, “non serve a nessuno scrivere poi sulla lapide: avevo ragione”!

* L'articolo originale sta in: https://www.pressenza.com/de/2024/06/massive-eskalation-der-nato/ 



31/05/24

1 giugno 2024 / Giornata internazionale dei bambini e delle bambine

 Movimento delle Donne democratiche in Israele: per il bene dei bambini diciamo basta!

In vista della Giornata internazionale dei bambini, il 1 giugno, il Movimento delle donne democratiche in Israele (MDWI) torna a chiedere, ancora una volta, la protezione dei cittadini palestinesi, in particolare bambini e donne, e l’immediata cessazione dell’aggressione israeliana in corso contro Rafah e l’intera Striscia di Gaza. La richiesta di porre fine alla sanguinosa guerra nella Striscia di Gaza riecheggia nelle manifestazioni di massa in Israele e nel mondo.

Il 9 ottobre 2023, il MDWI ha condannato l’uccisione e il ferimento di migliaia di israeliani e ha chiesto il rilascio delle persone rapite dicendo: “Basta con l’aggressione! Basta con l'assedio!" La guerra in corso a Gaza da allora ha causato la morte di oltre 36.000 palestinesi e il ferimento di più di 80.000 altri, mentre molte vittime sono ancora sepolte sotto le rovine. Molte di queste vittime sono bambini e donne. 

Il governo israeliano deve consentire incondizionatamente la consegna di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Il blocco delle forniture di acqua, cibo e medicinali e la distruzione della maggior parte delle abitazioni, degli ospedali e delle scuole nella Striscia sono crimini di guerra. Ripetiamo e affermiamo che fermare la guerra e liberare i prigionieri israeliani e palestinesi rapiti è nell'interesse del popolo palestinese e israeliano.

Ci uniamo alla richiesta rivolta al governo Netanyahu di attuare immediatamente l’ingiunzione della Corte Internazionale di Giustizia di smetterla di colpire i civili. Sosteniamo l'intenzione della Corte Penale Internazionale di perseguire il rimo ministro Netanyahu e il ministro della difesa Gallant per crimini di guerra.

Il MDWI ha partecipato alla fondazione di Peace Partnership, movimento contro la guerra arabo-ebraico. Salutiamo e sosteniamo tutti gli oppositori della guerra a Gaza, in particolare i giovani uomini e donne israeliani che rifiutano di prestare servizio nell'esercito di guerra e di occupazione.

A nome di tutti i bambini palestinesi e israeliani, diciamo:

No alla guerra! No al razzismo!

Sì a una lotta congiunta arabo-ebraica per una pace giusta e stabile tra Israele e lo Stato palestinese che verrà istituita insieme ad esso.

Armi nucleari per l'Unione Europea? No, grazie!

La rete Global Women for Paece United AgainstNATO (GWUAN) aderisce all’appello lanciato dalla sezione tedesca di IALANA (International Association of Lawyers Against Nuclear Arms) ai candidati e alle candidate per le imminenti elezioni Europee affinché s'impegnino a promuovere l’adesione degli Stati dell’UE al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). 


«In vista delle elezioni del Parlamento europeo, alcuni politici ed esperti hanno avviato una discussione sulle "armi nucleari per l'UE".

Qualunque sia il contesto, IALANA sottolinea che tali piani non solo sono moralmente discutibili, ma violano anche la legge applicabile.

Le armi nucleari rappresentano – come più volte sottolineato nelle risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite – una minaccia per l’intera umanità e per la coesistenza pacifica degli Stati. Il loro utilizzo è associato a sofferenze incommensurabili, è contrario alla Carta delle Nazioni Unite e costituisce un crimine contro l’umanità.

Nella sua sentenza del 1996, la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che la minaccia e l’uso delle armi nucleari violano generalmente il diritto umanitario internazionale. Secondo il parere consultivo della CIG, anche in circostanze estreme di autodifesa, gli stati possono difendersi solo con armi che soddisfano le condizioni del diritto internazionale umanitario. Le armi nucleari non le soddisfano. Nel suo Commento Generale n.36, il Comitato Internazionale per i Diritti Umani sottolinea il divieto delle armi nucleari, che deriva anche dal diritto alla vita.

Un ulteriore divieto dell’acquisizione e del possesso di armi nucleari ai sensi del diritto internazionale deriva dal Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), a cui hanno aderito tutti gli Stati membri dell’UE. Il TNP vieta inoltre alla Francia, uno Stato dotato di armi nucleari, di trasferire direttamente o indirettamente armi nucleari o il controllo su tali armi a qualsiasi destinatario. Obbliga inoltre gli Stati parti a portare avanti negoziati in buona fede sul completo disarmo nucleare.

Nel 2003 anche l’UE, in quanto confederazione di Stati, si è impegnata pienamente a rispettare il regime di non proliferazione sancito dal TNP come parte della sua politica estera e di sicurezza comune (PESC) (posizione comune 2003/805/PESC del Consiglio delle Comunità europee Unione).

Questa politica di non proliferazione delle armi di distruzione di massa corrisponde all’imperativo di pace contenuto nel Trattato dell’UE e nella Carta delle Nazioni Unite. Per la Germania l’imperativo della pace è sancito anche dalla Legge fondamentale e, in questo contesto, la Germania ha riaffermato la sua rinuncia alla “produzione, possesso e controllo delle armi nucleari, biologiche e chimiche” nel Trattato sulla risoluzione finale con Rispetto alla Germania (Trattato Due Più Quattro).

Altri due Stati membri dell’UE – Austria e Irlanda – hanno fatto un ulteriore passo avanti e hanno ratificato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW).

Facciamo appello a tutti i candidati e i partiti che partecipano alle elezioni per il Parlamento Europeo affinché prendano le distanze dall’idea che l’UE abbia proprie armi nucleari e facciano invece una campagna per porre fine alla “condivisione nucleare” praticata da Germania, Belgio e Paesi Bassi, perché tutti gli Stati membri dell’UE aderiscano al TPNW e per un mondo libero dalle armi nucleari.

Solo attraverso gli sforzi congiunti della comunità internazionale possiamo realizzare un futuro senza la costante minaccia delle armi nucleari».

 Berlino, 30 maggio 2024

https://ialana.de/images/240530_Statement_by_IALANA_Germany_Nuclear_weapons_for_the_European_Union_-_a_violation_of_applicable_law.pdf